700 mila decessi ogni anno a causa di infezioni dovute a batteri resistenti agli antibiotici. A tanto ammonta, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il bilancio dell’antibiotico-resistenza nel mondo. In Italia, la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate in Europa e risulta, nella maggior parte dei casi, al di sopra della media europea.

Concorre, nel favorire questo fenomeno, anche un ricorso eccessivo o errato all’antibiotico, soprattutto in età pediatrica. L’abuso o un uso scorretto di antibiotici provoca infatti, con il passare degli anni, una resistenza ad essi da parte di alcuni batteri, rendendo così il trattamento farmacologico inefficace. Cosa si può fare per ridurre questo grave problema di salute pubblica? Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Maria Elena Lorenzetti, pediatra esperta in omeopatia di Brescia.

A livello mondiale l’antibiotico-resistenza è una delle problematiche di salute pubblica più rilevanti per l’uso inappropriato degli antibiotici, sia ospedaliero che territoriale. Si tratta di un problema che non riguarda solo i medici, ma chiama in causa anche l’ambito veterinario. Nei grandi allevamenti questo fenomeno è diffuso, ma si sta espandendo anche tra gli animali da compagnia, che sono sempre più presenti nelle nostre case”, spiega il medico.

Nel triennio dal 2017 al 2020, l’OMS si è attivata per contrastare il fenomeno, richiedendo un rapporto annuale sull’uso di antibiotici in campo umano e instaurando un piano di controllo della terapia antibiotica in Europa, che mirava alla riduzione del 10% del fenomeno. Purtroppo la riduzione ottenuta è stata solo del 3%.

Attualmente, la resistenza agli antibiotici segnalata in Italia e in Europa è direttamente collegata all’uso eccessivo e improprio di tali farmaci. Tra le possibili strategie per affrontare questo fenomeno, rientra quindi senz’altro l’uso prudente di antibiotici: “Nella mia pratica clinica, ritengo sia fondamentale un’attenta valutazione clinica e, quando necessario, l’esecuzione di alcuni test rapidi disponibili negli ambulatori dei pediatri (emocromo, stix urine, PCR, tampone faringeo, ecc.) per valutare se è necessario somministrare l’antibiotico-terapia”.

Gli antibiotici sono medicinali efficaci esclusivamente per contrastare le malattie causate da batteri; non sono indicati, invece, per curare infezioni virali. “In età pediatrica, gran parte delle infezioni nascono come virali e le linee guida ci forniscono delle finestre di attesa di 48/72 ore, durante le quali è necessario osservare. Qui interveniamo per prevenire e circoscrivere l’infiammazione. Visitare i pazienti precocemente ci permette di ottimizzare la diagnosi ed evitare il ricorso all’antibiotico”, aggiunge il medico.

Un approccio che è insito nella competenza in omeopatia: “Un pediatra che utilizza anche medicinali omeopatici è improntato all’ascolto e all’osservazione della crescita progressiva e individuale del paziente. L’approccio omeopatico permette di andare a fondo, di cercare di mettere in collegamento episodi e sintomatologia che altrimenti non verrebbero messi in collegamento. Inoltre, ci consente di agire con una terapia in grado di modulare la reattività del paziente“.

Se riusciamo ad avere una buona prevenzione, un organismo in equilibrio e a circoscrivere la problematica infiammatoria, ricorreremo sempre meno all’antibiotico-terapia. Il miglior antibiotico è quello che non viene assunto o che viene assunto nella tempistica e nella dose giusta – conclude la dott.ssa Lorenzetti. “Se viene somministrato per troppo tempo, anche quando non è necessario, otteniamo solo risultati negativi ”.

 

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