Negli ultimi anni si parla sempre più di agricoltura sostenibile, qualità degli alimenti e salute degli ecosistemi. Sono aspetti che toccano da vicino la vita di tutti gli esseri viventi, perché la gestione delle coltivazioni incide in modo diretto sull’alimentazione di persone e animali.

In questo scenario è aumentato l’interesse per l’omeopatia applicata all’agricoltura, considerata dalla ricerca scientifica come uno strumento per sostenere la vitalità delle piante e favorire pratiche di coltivazione più sostenibili. Ne ha parlato il Dott. Leonardo Faedo – ingegnere agronomo e ricercatore presso la Coventry University nel Regno Unito, durante l’ultimo convegno tenuto dall’Homeopathy Research Institute (HRI) a Salonicco – che ha coordinato una revisione degli studi a oggi pubblicati.

Che cos’è l’omeopatia in agricoltura e come può contribuire a pratiche sostenibili

Secondo il dott. Faedo, l’attuale modello agricolo è sotto forte pressione: fertilizzanti chimici e pesticidi hanno aumentato i costi e indebolito la qualità dei terreni e delle colture e paradossalmente, a fronte di maggiori quantità di prodotti agricoli a disposizione, non corrisponde un miglioramento della qualità.

L’omeopatia in agricoltura nasce proprio per offrire un supporto naturale, mirando a rafforzare le piante e a migliorare la salute complessiva del sistema agricolo.

Omeopatia e coltivazioni sostenibili: quali domande guidano la ricerca scientifica e come sono stati analizzati

Negli anni sono stati pubblicati molti studi sull’omeopatia applicata alle piante, ma mancava una revisione completa e sistematica. Il progetto del dott. Faedo ha cercato di colmare questo vuoto, valutando in modo rigoroso migliaia di articoli.

La revisione è stata condotta seguendo le linee guida internazionali PRISMA, esaminando ricerche in cinque lingue. I numeri mostrano l’ampiezza del lavoro: 4517 articoli individuati, 4000 analizzati dopo la prima selezione, 3730 letti integralmente e 109 studi inclusi nella revisione finale.  Un comitato internazionale ha supervisionato l’intero percorso.

Gli effetti dell’omeopatia per le piante

Gli studi sono stati valutati secondo criteri quali la qualità del disegno sperimentale, le tecniche di dinamizzazione, gli strumenti di misurazione e la presenza di controlli adeguati.

Dalla revisione emerge che l’omeopatia in agricoltura ha già una sua base scientifica. Gli effetti più studiati riguardano la vitalità delle piante, la crescita, la resistenza agli stress e la qualità dei vegetali. Tra le piante che più frequentemente sono poste sotto analisi ci sono pomodoro, fagiolo, cetriolo, mais, lattuga, soia, iperico e artemisia.

I farmaci omeopatici più utilizzati nelle piante e nelle colture

Il Dott. Faedo ha spiegato che sotto il profilo omeopatico, tra le oltre ottanta soluzioni identificate, quelle più utilizzate sono Silicea, Sulphur, Arnica, Natrum phosphoricum, Carbo vegetabilis, Arsenicum album, Calcarea carbonica e Belladonna. Così come le potenze più frequenti sono 6CH, 12CH e 30CH.

 Dove si concentrano gli studi scientifici su omeopatia in agricoltura

Gli studi sull’omeopatia in agricoltura si concentrano soprattutto in Paesi con una forte tradizione agricola ma anche omeopatica, come il Brasile, l’India, il Messico, il Pakistan e l’Ecuador.

Qui l’agroecologia è molto sviluppata e l’omeopatia è spesso integrata nei sistemi sanitari e insegnata nei contesti accademici: così che si crea un contesto favorevole alla sperimentazione dei farmaci omeopatici per le piante e alla ricerca di nuovi modelli di agricoltura sostenibile. La maggior parte delle ricerche è pubblicata in lingua inglese, il che facilita la condivisione dei risultati a livello internazionale e consente di confrontare studi condotti in contesti climatici e agricoli diversi.

Anche le modalità con cui questi studi vengono svolti offrono informazioni utili per interpretare i risultati. Il Dott. Faedo riporta che circa il 43% degli esperimenti è condotto in serra, il 30% direttamente in campo e il resto in laboratorio o in spazi di crescita controllata.

Le soluzioni omeopatiche vengono applicate ai semi, al suolo, alle radici o direttamente sulla parte aerea della pianta, a seconda dell’obiettivo dello studio e del tipo di coltivazione considerata.

In una quota significativa di lavori, circa un terzo, gli esperimenti sono condotti in doppio cieco e gli studi hanno misurato oltre 200 parametri diversi, dal contenuto di clorofilla alla lunghezza delle radici, dalla massa dei frutti alla superficie fogliare danneggiata.

Omeopatia in agricoltura, agricoltura sostenibile e salute: cosa dicono le conclusioni

Al termine del suo intervento durante il convegno HRI, il Dott. Faedo ha riassunto le conclusioni di questa ampia revisione scientifica: esistono già evidenze significative a sostegno di un possibile ruolo dell’omeopatia nelle coltivazioni. I dati disponibili evidenziano come la qualità degli studi sia progressivamente migliorata nel corso degli ultimi anni ma allo stesso tempo – per consolidare e rafforzare le basi scientifiche – emerge la necessità di ulteriori ricerche, in particolare sulle tecniche di preparazione, sulle potenze utilizzate e sui criteri di valutazione.

Il legame con l’agricoltura sostenibile è evidente: parlare di coltivazioni e omeopatia significa parlare anche di suolo, biodiversità, uso delle risorse e qualità del cibo. L’omeopatia in agricoltura non viene presentata come sostituzione dei metodi tradizionali, ma come possibile integrazione all’interno di sistemi più rispettosi dell’ambiente e del benessere degli ecosistemi. In quest’ottica, la salute dei campi e quella delle persone sono due dimensioni connesse: agricoltura vuol dire alimentazione sana, equilibrio e gestione delle risorse naturali. Inserire l’omeopatia in un quadro di agricoltura sostenibile significa, quindi, esplorare strumenti in più per costruire modelli produttivi più resilienti, attenti alla salute delle piante e, indirettamente, alla salute delle comunità.