Il convegno Omeopatia in farmacia. Dalla formazione alla comunicazione, organizzato dal Gruppo Tecniche Nuove in occasione di Cosmofarma Exhibition 2025, ha messo in luce il ruolo centrale del farmacista nella salute dei cittadini, grazie a formazione, ascolto e dialogo. L’incontro ha visto la partecipazione di Silvia Nencioni, presidente Omeoimprese, Salvatore Ingrosso, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Lucca e di Carlotta Farneti, farmacista esperta in omeopatia, che hanno raccontato come la competenza in omeopatia sia un’opportunità per ampliare l’offerta e per rafforzare il rapporto di fiducia con i pazienti sul territorio.

L’omeopatia, infatti, rientra sempre di più tra le scelte di salute delle famiglie italiane, che considerano il farmacista come una delle figure principali a cui rivolgersi e affidarsi. Lo ha recentemente confermato un’indagine condotta da Eumetra per Omeoimprese, secondo cui quasi 18,5 milioni di italiani hanno utilizzato medicinali omeopatici nel 2024. Numeri consistenti, soprattutto se si considera che il consiglio del farmacista ha guidato la scelta nel 52% dei casi.

 La formazione in omeopatia, una competenza da sviluppare in farmacia

Dalle parole di Silvia Nencioni, presidente Omeoimprese, è emerso quanto sia cruciale trovare al banco farmacisti opportunamente formati su tutti i farmaci e l’omeopatia non può essere esclusa. “Gli omeopatici, infatti, sono medicinali a tutti gli effetti, è dal 1995 che in Italia viene loro riconosciuto lo statuto di medicinale. Peraltro, anche il codice deontologico della FOFI, all’articolo 6, invita i farmacisti a impegnarsi per estendere le proprie competenze alle medicine non convenzionali, e l’omeopatia, tra queste, è la più diffusa. Formarsi è quindi un dovere etico-professionale”, spiega Nencioni.

Tuttavia in Italia, nelle aule dei dipartimenti della Facoltà di Farmacia, non si approfondisce l’omeopatia; al massimo si acquisiscono alcune nozioni di tecnica farmaceutica e legislazione, ma nessuna competenza per consigliare un medicinale omeopatico. Secondo la presidente di Omeoimprese, invece, “l’omeopatia andrebbe inserita nei piani di studio universitari, soprattutto in un Paese come l’Italia dove alle aziende non è consentito inserire sulle confezioni dei medicinali le indicazioni terapeutiche e la posologia. Un limite che rende ancora più stringente la competenza del farmacista, per garantire ai pazienti le giuste informazioni per un uso corretto ed efficace di questi medicinali”.

Formazione in omeopatia: il bisogno di una corretta informazione

Essere competente e formato in omeopatia, per un farmacista significa garantire una consulenza al banco corretta e in linea con le aspettative del paziente. L’impegno nella formazione continua è richiesto non solo per offrire un servizio di qualità, ma anche per tutelare il diritto alla salute e alla libertà di scelta terapeutica, rafforzando il ruolo etico e sociale del farmacista come figura di riferimento nel sistema sanitario.

Inoltre, in un contesto normativo in cui le aziende non possono inserire indicazioni terapeutiche e posologia sulle confezioni dei medicinali omeopatici, è fondamentale che il farmacista sia preparato per rispondere a domande sempre più specifiche da parte dei pazienti, assicurando indicazioni corrette e aggiornate. Un’aspettativa peraltro emersa in occasione della recente indagine svolta da Eumetra, i cui dati indicano la necessità da parte del 31% del campione di saperne di più in merito ai medicinali omeopatici, percentuale che sale al 49% tra gli utilizzatori negli ultimi 6 mesi. Secondo gli intervistati, nel 39% dei casi il farmacista è il professionista più indicato a fornire queste informazioni.

Competenza in omeopatia: il modello formativo della Regione Toscana per il farmacista

La Toscana rappresenta un esempio virtuoso per l’integrazione dell’omeopatia e delle medicine complementari nella sanità territoriale, distinguendosi nel panorama italiano per lungimiranza normativa e attenzione alla formazione professionale. È una best practice nazionale, sia per le scelte normative degli ultimi vent’anni sia per la presenza di ambulatori convenzionati con il sistema sanitario dedicati alle medicine non convenzionali.

Per quanto riguarda la formazione dei farmacisti, come ha spiegato Salvatore Ingrosso, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Lucca, “in Toscana esiste un percorso formativo della durata di 100 ore in due anni che consente ai farmacisti di acquisire competenze qualificate e ottenere l’iscrizione al registro regionale dei farmacisti esperti in omeopatia”. Un riconoscimento che facilita il cittadino nell’individuare un professionista esperto e che rappresenta un valore aggiunto per il farmacista, sia in termini di crescita personale sia come opportunità di spendibilità professionale.

Questo sistema ha già portato alla formazione di circa 300 farmacisti toscani, che sono in grado di offrire un consiglio competente e personalizzato al banco. Un esempio virtuoso, che potrebbe essere esteso a tutte le regioni italiane, rafforzando la qualità della farmacia come presidio sanitario di prossimità.

Omeopatia in farmacia: relazione e fiducia al centro della consulenza

Altro tema al centro del dibattito è quello della relazione con il paziente nella consulenza in farmacia. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, si è consolidato un modello di farmacia dei servizi che risponde a una clientela sempre più informata e attenta, alla ricerca non solo di prodotti, ma di una consulenza professionale e personalizzata. Un paziente accolto, ascoltato e compreso tornerà, trasformando la fiducia in un rapporto continuativo.

In questo contesto, il consiglio omeopatico rappresenta una leva strategica di fidelizzazione. Come sottolinea Carlotta Farneti, farmacista titolare, esperta e docente di omeopatia, la formazione in omeopatia consente infatti di offrire una consulenza realmente personalizzata, elemento chiave della farmacia moderna. La scelta del medicinale omeopatico non può essere standardizzata, ma richiede un ascolto attivo e domande mirate per individuare la soluzione più adatta ai sintomi e alle caratteristiche individuali di ciascun paziente.

Anche se in farmacia il tempo a disposizione sembra limitato, la consulenza omeopatica non richiede più tempo di un consiglio tradizionale, ma esige maggiore empatia e attenzione. Bastano poche domande per inquadrare il caso – per esempio, in caso di allergia, chiedendo quando e come si manifestano i sintomi – e proporre la soluzione migliore. Questo approccio risulta particolarmente efficace anche per donne in gravidanza, neonati e pazienti oncologici, confermando la farmacia come presidio di salute integrata. Infatti, come ha ricordato la dottoressa Farneti, la formazione in omeopatia rappresenta un’opportunità in più per chi lavora in farmacia, “perché può diventare una leva di valorizzazione e fidelizzazione, trasformando un ingresso sporadico in un cliente fidelizzato”.