Nausee, dolori articolari, problemi di circolazione, difficoltà di digestione sono solo alcune delle cosiddette “gioie fisiologiche della gravidanza”, a cui vanno incontro le donne in dolce attesa. Questi disturbi sono indicatori perfettamente normali delle trasformazioni in atto, ma possono diventare fastidiosi. L’omeopatia può essere un valido alleato e lo evidenzia anche una recente ricerca, condotta dall’istituto Emg Different: in Italia siano 6,3 milioni le donne che hanno fatto ricorso a un medicinale omeopatico almeno una volta, in particolare durante la gravidanza.

Come possono essere gestiti i fastidi della gravidanza? Quali medicinali possono assumere le donne in dolce attesa?

Come sappiamo le donne in gravidanza non possono assumere medicinali allopatici, soprattutto nei primi 3 mesi, quando il feto sta formando gli organi principali. La restrizione deriva dal fatto che, durante la gravidanza molte sostanze tossiche possono passare dalla madre al bambino e aumentare così i rischi teratogeni o suscettibili di causare una malformazione nei feti. Per questi motivi, un valido aiuto può arrivare dai medicinali omeopatici che non interagiscono farmacologicamente con il feto e alleviano i classici piccoli disturbi della gravidanza.

Quindi i medicinali omeopatici sono sicuramente consigliabili per mamma e bambino, ma aiutano solo in gravidanza?

Assolutamente no, anzi. I medicinali omeopatici possono accompagnare le donne in tutte le fasi della gravidanza e nel periodo post-partum, permettendole di vivere la maternità e le trasformazioni ad essa legate, in benessere e nel modo più sereno possibile. Ma non solo: l’omeopatia può anche aiutare le donne nella fase antecedente la gravidanza: anche nei percorsi di PMA (procreazione medicalmente assistita) si possono prescrivere alcuni medicinali omeopatici.

Le donne in dolce attesa possono affidarsi direttamene ai farmaci omeopatici?

L’omeopatia, pur essendo un’alleata dall’inizio alla fine della gravidanza, non è una terapia da prendere alla leggera. Anche se è priva di effetti collaterali o interazione farmacologiche note, comporta il rischio di un’errata indicazione. In caso di qualsiasi sintomo, è necessaria una diagnosi precisa e un consulto: occorre quindi sempre farsi consigliare da un professionista sanitario.