Laureato in medicina e chirurgia, specializzato in medicina generale, il Dott. Rocco Berloco ha lavorato per più di quindici anni in pronto soccorso.

È medico omeopata; nella sua formazione ha privilegiato l’aspetto psichico, perfezionando la pratica con corsi di specializzazione in psichiatria omeopatica. Cura rubriche su quotidiani e testate specializzate sui temi che riguardano il benessere fisico e psichico della persona, grazie all’integrazione tra la medicina convenzionale e quella complementare. È, inoltre, autore di molteplici pubblicazioni, di cui il l’ultimo libro è “Un’altra ferita alla Luna. Educazione alla sessualità per adulti e ragazzi” (Gagliano Edizioni, 2023).

Come valuta l’efficacia dell’omeopatia nel trattamento di ansia e depressione? Ha osservato miglioramenti significativi nei pazienti che hanno integrato l’omeopatia come parte del loro percorso terapeutico?

 Come medico omeopata penso che un approccio integrato tra la medicina tradizionale e quella complementare sia fondamentale per il benessere dei pazienti. Trovo che scegliere l’omeopatia come integrazione al trattamento di pazienti che soffrono di ansia, depressione o attacchi di panico, sia una soluzione molto efficace.

Le ragioni sono diverse. Prima di tutto, il medicinale omeopatico oltre a non avere effetti collaterali, è compatibile con qualsiasi altra terapia già in atto. Quindi, per esempio, prendendo il caso di pazienti che stanno già assumendo psicofarmaci, è possibile cominciare ad associare strutturalmente alla terapia convenzionale una soluzione omeopatica, in base alle necessità.

In secondo luogo, l’omeopatia non dà assuefazione, cosa che invece lo psicofarmaco può spesso dare: in altre parole può succedere che il paziente per mantenere quello stato psicofisico necessiti di un dosaggio sempre maggiore.

Un altro aspetto non meno importante è che dall’avvio di una terapia, un medicinale chimico, come un antidepressivo, comincia a produrre effetti dopo circa 20 giorni. Mentre quello omeopatico mostra i primi risultati molto prima.

Ma quando parlo di approccio integrato mi riferisco anche all’importanza di costruire un rapporto con il paziente.

Cosa intende ci può spiegare meglio?

Certo, un percorso terapeutico non è fatto solo di somministrazione di medicinali, tradizionali e complementari. Si deve intendere come un percorso di equilibrio, di rimodulazione emozionale, che per essere efficace, deve crearsi un rapporto di ascolto, empatia e fiducia con il paziente, costituito da una comunicazione verbale e non. Deve crearsi quella che si definisce “alleanza terapeutica”, una condivisione di obiettivi con il paziente, tenendo presente il suo background di comportamenti, convinzioni e valori. È necessario decidere insieme al paziente la strategia e gli obiettivi da raggiungere per impattare sulla condizione di disagio che sta vivendo.

In che modo considera la personalizzazione dei farmaci omeopatici un “punto di forza” per adattarsi alle esigenze specifiche di pazienti con ansia e depressione?

Partiamo da una premessa, ogni disagio si manifesta diversamente a seconda della persona. C’è chi può manifestare ansia o attacchi di panico prima di un colloquio o di riunione di lavoro, chi soffre di mal di pancia prima di un esame o di un’interrogazione a scuola o ancora chi non riesce a dormire.

Il punto di forza dell’omeopatia è l’individualizzazione, la possibilità di intervenire con un medicinale diverso, in base al paziente, alla causa e alla sintomatologia manifestata.