Qual è l’incidenza ad oggi dei casi di allergie stagionali in età pediatrica?
La società italiana di allergologia e immunologia pediatrica (SIAIP) ha rilevato che il 20% dei bambini, sotto i 14 anni di età, soffre di allergie; una percentuale che aumenta di anno in anno.
Quali sono le cause dell’aumento di soggetti allergici?
Una delle cause principali dell’aumento del numero di soggetti allergici è l’inquinamento: le polveri sottili e i pollini sono tra gli elementi scatenanti delle sintomatologie allergiche.
Un altro fattore che incide su questo trend di crescita è il cambiamento climatico. L’alternanza delle stagioni è cambiata rispetto al passato e i periodi di caldo più prolungati hanno modificato e allungato anche le fasi della fioritura e dell’impollinazione delle piante, che sono tra le principali cause delle allergie stagionali. In passato questo periodo era ben definito, magari diverso a seconda delle aree geografiche, ma rappresentava un dato certo. Oggi non è più così e i soggetti allergici ai pollini tendono a manifestare la tipica sintomatologia per periodi più prolungati.
Un ulteriore fattore determinante è legato al singolo individuo: un organismo in disequilibrio tende ad essere più sensibile agli stimoli esterni e ad avere una minore capacità di reagire ai trigger esterni, come ad esempio i pollini.
Da che età si può diagnosticare un’allergia?
L’allergia si può diagnosticare a qualsiasi età, anche nei neonati se si sospettano sintomatologie allergiche.
Per verificare una possibile allergia in età pediatrica, si usa solitamente il prick test. La pelle dell’avambraccio viene punta lievemente e messa a contatto con un allergene, allo stesso modo viene fatta una piccola puntura con istamina che causa certamente una reazione cutanea. Dopo un tempo di attesa sufficiente, si analizzano gli eventuali rigonfiamenti e si confrontano con il “rigonfiamento test” causato dall’istamina. L’esito del test è ritenuto positivo se, in corrispondenza al punto dove l’allergene specifico è stato messo a contatto con la cute, si manifesta un leggero rigonfiamento della pelle e un lieve prurito, simile a quanto accade se si viene punti da una zanzara.
In questo modo il medico specialista valuterà l’attendibilità del test durante l’esecuzione in base alla reazione cutanea all’istamina, sostanza utilizzata per il controllo.
La diagnosi tuttavia non può ritenersi definitiva. Le allergie, infatti, possono evolvere e in alcuni casi anche involvere nel tempo. È consigliabile quindi rifare il test periodicamente, indicativamente ogni 2/3 anni.
L’allergia ai pollini può essere associata anche ad allergie di tipo alimentare?
È possibile che l’allergia ai pollini sia associata anche ad allergie di tipo alimentare. Si tratta della sindrome orale allergica, una reazione crociata per la quale, nei periodi di impollinazione, se siamo sensibili a certe piante anche alcuni alimenti possono causare prurito alla gola o leggero gonfiore alle labbra. Si tratta di una manifestazione di breve durata e che si risolve da sola.
Si può parlare si predisposizione alle allergie?
In presenza di familiarità, il bambino ha più probabilità di essere a sua volta un soggetto allergico e quindi si può parlare di predisposizione genetica verso le allergie.
Non si trasmette la reazione a un allergene specifico, ma si trasmette la familiarità: se la mamma è allergica all’ambrosia, ad esempio, non è detto che il figlio ne diventi a sua volta allergico ma potrebbe esserlo comunque a un altro tipo di allergene. Un segnale della possibilità che il bambino diventi un soggetto allergico è tipicamente la dermatite atopica, che può dare il via alla cosiddetta marcia allergica, ovvero il susseguirsi di manifestazioni come la congiuntivite, la rinite, la oculo rinite fino all’asma.
L’omeopatia può essere efficace nel trattamento della sintomatologia allergica?
L’omeopatia può essere un valido alleato nel trattamento della sintomatologia allergica, sia in acuto che in cronico. Ma l’aiuto maggiore lo si ottiene agendo in prevenzione (con almeno qualche mese di anticipo) per preparare l’organismo al periodo dell’impollinazione e cercare di stabilizzarne la reattività, per diminuire la frequenza di attacchi acuti. Con l’omeopatia poi si può intervenire nella modulazione del rilascio di istamina e nella riduzione dello stato infiammatorio. Infine, grazie ai medicinali omeopatici, possiamo lavorare per riequilibrare il sistema immunitario.
In fase acuta può essere consigliabile agire in modo complementare e integrato con il farmaco tradizionale allopatico.
Come funzionano i vaccini per l’allergia?
Il vaccino per l’allergia agisce in prevenzione e mai in acuto.
L’allergene viene somministrato con largo anticipo rispetto al periodo dell’anno tipico della fase acuta della sintomatologia allergica, a piccole dosi al fine di abituare l’organismo e prepararlo al momento dell’impollinazione. Le somministrazioni inducono il sistema immunitario a diventare nel tempo meno reattivo, riducendo così i sintomi allergici. Di solito l’apice dell’efficacia del trattamento si raggiunge al secondo anno dall’inizio della somministrazione.
Per i bambini esistono formulazioni orali ed è consigliabile utilizzarle dai 6-7 anni di età, ovvero quando il sistema immunitario è arrivato a maturazione.