Febbraio 2011 – febbraio 2021: ricorre quest’anno il decennale del Centro Ospedaliero di Medicina Integrata dello Stabilimento Ospedaliero di Pitigliano dell’ASL 9 di Grosseto, un unicum nel panorama della sanità italiana. Dieci anni intensi ed entusiasmanti, così come ce li racconta la dottoressa Rosaria Ferreri, medico virologo esperto in omeopatia e fitoterapia, che opera presso il centro di medicine complementari dell’Ospedale di Pitigliano, piccolo centro appoggiato su una colonna di tufo nell’interno della Maremma.
“Il Centro di Medicina Integrata di Pitigliano è nato come progetto pilota della Regione Toscana che da un lato voleva valorizzare questo ospedale piccolo e un po’ periferico rispetto alle città maggiori e dall’altro intendeva sperimentare se e come le medicine complementari – in particolare l’omeopatia e l’agopuntura – potevano risultare utili alla popolazione”, spiega la dottoressa Ferreri. “Abbiamo messo in atto uno sforzo enorme, ma al tempo stesso entusiasmante. Sotto la guida e la direzione scientifica della dottoressa Simonetta Bernardini, ispiratrice e anima di questo progetto, abbiamo costruito da zero una realtà operativa; questo ha implicato pensare agli spazi, prevedere luoghi di conservazione dei farmaci omeopatici a fianco dei farmaci tradizionali, inserire nel laboratorio galenico anche una sezione per la formulazione del farmaco omeopatico, preparare sia i medici sia il personale infermieristico alla cultura delle medicine complementari, insegnar loro come si utilizzano e si somministrano i farmaci omeopatici. Quindi integrare le cure durante il ricovero”.
L’attività del Centro di Medicina Integrata dell’ospedale Petruccioli di Pitigliano prevede infatti l’utilizzo della medicina tradizionale in maniera integrata con le medicine complementari riconosciute dalla Regione Toscana, sia nel percorso di cura dei pazienti ricoverati ( per due anni l’abbiamo fatto nel Reparto di Medicina dell’Ospedale di Pitigliano e invece dal 2011 a tutt’oggi nell’ Unità di Riabilitazione Neurologia e Ortopedica di Manciano) e dei pazienti ambulatoriali come integrazione delle cure di alcune patologie diffuse nella popolazione (patologie respiratorie, gastrointestinali, dermatologiche, allergie, asma, malattie reumatiche, negli esiti di traumi e di ictus nell’ambito della riabilitazione ortopedica e neurologica, dolore cronico ecc.). Queste terapie sono anche utilizzate per ridurre gli effetti collaterali delle cure oncologiche e nelle cure palliative, collaborando anche nell’Unità di Cure Palliative di Grosseto diretta dalla dottoressa Anna Paola Pecci.
“In una fase iniziale abbiamo lavorato al consolidamento della struttura. Temevamo di incontrare qualche difficoltà nell’approccio con i pazienti: diffidenza, se non rifiuto. Il bacino di utenza dell’ospedale di Pitigliano è costituito in misura prevalente da persone anziane e con co-morbilità”, continua la dottoressa Ferreri. “In realtà tutto è risultato molto più semplice, l’accettazione da parte dei pazienti di terapie integrate è stata elevata, perché ne hanno sperimentato rapidamente l’efficacia. Il contributo di omeopatia e agopuntura si è espresso in modo particolare nel rendere meno pesanti gli effetti indotti dalle cure nei casi di malati oncologici, ad esempio. Se in un primo tempo i pazienti accettavano di buon grado, successivamente erano loro stessi a cercare il sostengo di queste terapie per i benefici che queste apportavano al loro organismo. In più, insieme agli altri colleghi medici abbiamo messo in atto una vera e propria sfida alle patologie croniche”.
Nel tempo, sono state avviate attività di formazione clinica (Master II livello), ricerca e divulgazione scientifica sui risultati ottenuti: “abbiamo dato vita a esperienze straordinarie, ben documentate ad esempio da diverse pubblicazioni che abbiamo realizzato sulla medicina integrata per i pazienti oncologici. Da qui sono nati Master di medicina integrata, che hanno preparato medici che hanno avuto poi la possibilità di operare in qualsiasi parte d’Italia”.
“Abbiamo creato un modello assolutamente innovativo di approccio al paziente, soprattutto quello cronico gravato di comorbilità”, spiega il medico. L’attività è rivolta sia agli utenti che ricorrono a cure ambulatoriali, sia ai ricoverati dell’Ospedale di Pigliano di concerto con i medici ospedalieri che li hanno in carico. Visto il successo riscontrato a Pitigliano, negli ultimi anni il raggio d’azione si è allargato all’ospedale di Orbetello, oltre che nell’Ospedale di Grosseto e prossimamente anche nell’Ospedale di Campostaggia, anche con progetti di ricerca. “Come è noto, la Toscana è una realtà molto diversa rispetto al resto d’Italia per quanto riguarda la medicina complementare: basti pensare che alle cure qui possono accedere persone di condizioni economiche delle più disparate, dai pensionati ai disoccupati. Questo perché i cittadini residenti in Toscana possono usufruire di questi trattamenti terapeutici dietro il pagamento di un ticket o addirittura non pagarli se esenti per patologia o reddito. È un fatto straordinario”.
“Si può dire che qui, in Maremma, abbiamo smentito quanto rileva l’Istat a livello nazionale, ossia che il fatto che l’utilizzatore medio di medicine complementari sia una donna tra i 35 e i 45 anni, di buon livello culturale, che vive in una grande città e dalla alta capacità di spesa”, conclude la dottoressa Ferreri. “Qui invece è tutto il contrario: i nostri pazienti sono anziani, di livello culturale e stato sociale spesso medio/basso, che risiedono in campagna o in piccoli borghi, che per lo più vivono di agricoltura e di piccoli commerci. Insomma una vera democrazia della medicina”.