La Dott.ssa Lucilla Ricottini, specialista in pediatria, esperta in omeopatia e omotossicologia, autrice del libro “L’omeopatia per il suo bambino”, edizioni Sperling & Kupfer, è stata recentemente nominata dalla Regione Lazio membro della Commissione per l’Accreditamento delle Medicine Complementari. Ci spiega come, dopo anni d’attesa, è stato avviato un progetto articolato, a garanzia della preparazione e della competenza dei medici in ambiti che richiedono un’integrazione tra terapie tradizionali e complementari.

La nomina ricevuta è un riconoscimento personale, ma significa anche un impegno comune e condiviso tra i membri di commissione, a garanzia della preparazione e della competenza dei professionisti delle medicine complementari. In altre parole, una tutela per il paziente.

 Essere nominata dalla Regione Lazio membro della commissione per l’accreditamento delle medicine complementari è stata, senza dubbio, una sorpresa e una soddisfazione personale.

Ma ciò che mi ha fatto estremamente piacere è l’intento comune e condiviso di riavviare un processo, bloccato da nove anni, con lo scopo di garantire l’applicazione di accordi giuridici che riguardano le discipline complementari e l’accreditamento delle scuole di formazione. Vuol dire, riconoscere implicitamente che le medicine integrative sono soluzioni terapeutiche scelte e utilizzate dai pazienti, riconoscendone quindi l’efficacia, oltre che garantirne la corretta applicazione.

Prima di entrare nel “vivo” delle domande, soffermiamoci sull’Accordo Stato-Regioni del 2013, cosa ha stabilito in materia di medicine non convenzionali?

 Potremmo dire che l’Accordo sia nato a tutela del paziente: per garantire, a chi decide di scegliere la medicina non convenzionale come possibile soluzione terapeutica, che il medico che lo seguirà abbia ricevuto una solida formazione, e che possieda competenze riconosciute e qualificate, grazie alle quali può prendersi cura della salute e garantire così la migliore terapia.

Infatti, l’Accordo ha sancito che i medici per esercitare le medicine non convenzionali (agopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia, medicina antroposofica), debbano frequentare corsi triennali in scuole accreditate dalla Regione. Significa che le scuole che ottengono l’accreditamento sono riconosciute a livello regionale come erogatori della formazione di 600 ore totali, suddivise in 400 ore di teoria, 100 ore di pratica e 100 ore che comprendono l’elaborazione della tesi e lo studio di testi. Se l’ente che eroga il corso è un dipartimento universitario può essere fatto in soli 2 anni.

Però, dobbiamo ricordare che aderire non è un obbligo, è un’azione volontaria da parte della Regione; al momento, oltre al Lazio, si sono attivate altre regioni tra cui la Lombardia, il Piemonte, la Toscana e la provincia autonoma di Bolzano.

 Entriamo ora nell’operatività della vostra Commissione: da quanti membri è composta? Quali sono gli obiettivi che vi siete posti?

Siamo 6 membri, incluso il presidente: un gruppo di professionisti molto eterogeneo, ma che opera in estrema armonia, considerando che vantiamo tutti un curriculum dai 35 ai 45 anni di esperienza. Siamo stati nominati a dicembre del 2022, ci siamo già riuniti in diverse occasioni; stiamo lavorando molto intensamente con i responsabili per conto della Regione Lazio per fare in modo che il bando per l’accreditamento possa essere pubblicato entro l’autunno, cosicché le scuole già operative sul territorio laziale possano presentare la domanda seguendo i requisiti che verranno esplicitati.

Logicamente, sarà richiesto che l’ente di formazione abbia sede nel Lazio; siamo coesi nel dare la massima priorità a due requisiti che riteniamo fondamentali: la serietà della formazione e la flessibilità in termini di partecipazione ai corsi.

Prima di tutto, verranno richiesti i curriculum del responsabile del corso e dei docenti, che dovranno avere dai 7 ai 5 anni di esperienza documentata in ambito delle medicine non convenzionali. Alla fine degli anni ‘90, quando l’Ordine dei Medici di Roma istituì i Registri dell’Omeopatia, dell’Agopuntura, della Fitoterapia e dell’Omotossicologia, qualsiasi medico che desiderasse iscriversi a uno dei registri, doveva scegliere una disciplina tra quelle complementari. Io, per esempio, pur avendo competenze ultradecennali in omeopatia, omotossicologia e fitoterapia, ho dovuto optare per una delle tre discipline, scegliendo l’omeopatia.

Come commissione, riteniamo che non sia necessario che il medico docente sia iscritto a uno specifico registro, ma che piuttosto possa dimostrare e certificare le competenze e l’esperienza accumulata in un numero minimo di anni.

In secondo luogo, siamo consapevoli che, per agevolare i medici che frequenteranno i corsi presso le scuole accreditate, ma che contemporaneamente esercitano la loro professione, dobbiamo prevedere che parte della formazione possa essere in remoto e non in presenza.

Ha citato l’Ordine dei Medici che, capofila in Italia, nel 1998 ha istituito i registri delle medicine non convenzionali. Un vero e proprio “passo avanti” nel riconoscimento dell’omeopatia e delle altre discipline integrative. In venticinque anni com’è cambiato il contesto nazionale?

Purtroppo, sono stati diversi i fattori che hanno “ostacolato” questo processo avviatosi quasi un ventennio fa: la rigida applicazione dei criteri dell’evidence based medicine è stato uno di questi, insieme al fatto che gli specializzandi in medicina, avendo l’obbligo di pratica e dovendo lavorare su turni e con reperibilità, sono “scoraggiati” dall’iniziare un corso di formazione di tre anni. Ma ora siamo sulla “via giusta” per aumentare l’autorevolezza dell’omeopatia e delle altre medicine complementari in Italia.