La dottoressa Barbara Di Pietrantonio racconta la sua esperienza e il suo approccio alla medicina omeopatica, come medico di base, e di come l’omeopatia sia assolutamente compatibile con la medicina tradizionale. Inoltre, il medico si focalizza sui pazienti e come essi, sempre più spesso, scelgano l’omeopatia per le proprie cure, anche per patologie croniche.
Quando e come è cominciato il suo percorso verso l’omeopatia?
Sono medico di base a Rimini da ormai 20 anni. Nei primi anni della mia carriera medica non ho avuto tempo necessario da dedicare alla conoscenza omeopatica perché presa e concentrata sulla professione agli esordi e dagli impegni famigliari. Vedere all’epoca le altre mamme che curavano i loro piccoli con “i tubetti colorati” mi ha sempre incuriosita, pur rimanendo il mio desiderio di conoscenza nella penombra per i suddetti motivi. Nel 2017, la visita di una informatrice che mi ha mostrato alcuni medicinali di più comune impiego ambulatoriale, mi ha spinto a provarli personalmente (come sovente mi capita anche con altri farmaci/integratori). Il riscontro personale degli effetti/benefici mi ha fornito la giusta motivazione ad approfondire in senso più strettamente scientifico lo studio dell’omeopatia e la sua relazione con la medicina allopatica.
Come definirebbe la sua prima esperienza con l’omeopatia?
L’omeopatia è stata in un certo senso “una scoperta”, un modo diverso di vedere e affrontare la medicina e il paziente stesso, senza nulla togliere alla medicina tradizionale. Sono due conoscenze integrate e complementari, l’una necessita dell’altra. Durante i corsi di formazione ho avuto modo di comprendere che la medicina omeopatica può essere di grande aiuto nello stadio di cronicizzazione di una malattia, riconoscendole il ruolo nel rallentarne la progressione e gli episodi di riacutizzazione.
La storia anamnestica del paziente, i suoi segni e sintomi clinici (ai quali l’omeopatia riserva un’importanza fondamentale), comprovati da esami strumentali e di laboratorio, permettono una diagnosi più mirata e una scelta terapeutica integrata più efficace. La conoscenza dell’omeopatia offre al medico la possibilità di un approccio al paziente “in toto”, potendolo valutare anche nella sua sfera comportamentale e psicologica. Il medico omeopata ha la capacità di individuare contemporaneamente le due scelte terapeutiche, allopatica e omeopatica, di proporle al paziente nella loro integrità o complementarietà, al fine di fare la scelta più giusta a beneficio del suo stato di salute.
Proprio in merito ai pazienti: la decisione finale è loro, ma come reagiscono dopo la prescrizione di farmaci omeopatici oppure quella doppia?
Come medico prendo in considerazione le varie opportunità di diagnosi e di cura e le abitudini e scelte terapeutiche del paziente.
Alcuni di loro, che già assumevano farmaci omeopatici, sono stati felici di sapere che avevo frequentato corsi di omeopatia e che finalmente potevo dare loro una doppia possibilità e/o modalità di cura. Altri, invece, sono tutt’ora scettici della materia omeopatica e preferiscono solo la cura allopatica.
A volte è proprio lo scetticismo o meglio il “non sapere” che spinge ancor di più ad allargare le conoscenze, abbandonare i pregiudizi e fare delle scelte oculate e responsabili.