Quali sono le principali cause responsabili delle allergie stagionali?

Gli allergeni sono molteplici, alcuni più noti e altri meno ma comunque altrettanto fastidiosi.

Dalla natura ne arriva una gran parte: su tutto il territorio nazionale sono ampiamente diffuse le graminacee, una famiglia di 12 piante erbacee, ubiquitarie, quelle comunemente chiamate erbe infestanti, che possono fiorire più volte all’anno a seconda delle precipitazioni e delle temperature. Così come gli alberi più comuni sono l’ulivo, la betulla e il cipresso: solo quest’ultima tipologia racchiude una famiglia di oltre 100 diverse piante, le Cupressacee.

Come sappiamo il periodo che favorisce maggiormente la fioritura è tra la primavera e l’estate, che fino a qualche anno fa variava a seconda dell’area presa in considerazione: nel Nord Italia è una fioritura più tardiva a inizio aprile, nel Centro è anticipata a marzo e nelle regioni del Sud anche prima, da febbraio. Ciò a cui stiamo assistendo oggi, a causa dell’aumento delle temperature medie, è un’omogeneità in tutto il Paese, una fioritura precoce e duratura, che arriva fino a luglio.

Ma anche quando i gradi del termometro si alzano e il ciclo di vita della pianta si blocca perché fa troppo caldo e sono assenti le precipitazioni, il polline rilasciato nell’aria rimane a lungo sospeso, come una sorta di cappa. Teniamo presente che il calendario pollinico indica quando una pianta fiorisce ma la concentrazione del polline nell’aria rispetta sempre meno queste tempistiche proprio a causa del cambiamento climatico. Un’altra causa responsabile delle allergie stagionali sono gli acari della polvere, che cominciano il loro ciclo riproduttivo con l’inizio della primavera.

Quali sono i sintomi più comuni?

I sintomi più frequenti sono la rinite, la congiuntivite allergica e l’asma bronchiale. La rinite può essere di due tipi, ostruttiva o rinorrea acquosa: la prima è caratterizzata da un forte edema e congestione della mucosa nasale, il naso è completamente tappato e il momento peggiore è quando il soggetto che ne soffre si corica perché non respira in posizione orizzontale o supina. A causa della seconda, invece, la mucosa è irritata, presentando gli stessi sintomi del raffreddore, compreso prurito al naso e crisi di starnuti. Per quanto riguarda la congiuntivite allergica, gli occhi sono molto arrossati, con una lacrimazione intensa o con una sensazione di corpo estraneo e occhio secco. Infine, l’asma bronchiale si manifesta con affanno, dispnea e un respiro sibilante, che può peggiorare all’aperto.

Cosa si tiene in considerazione quando si fa una diagnosi di allergia?

Quando si effettuano i test diagnostici per le allergie primaverili, si devono inserire tutte le grandi famiglie di alberi e piante, anche quelle non tipiche della zona di residenza del paziente: questo perché sono pollini aerotrasportati che si diffondono, a causa delle loro dimensioni ridotte, anche a 200 km di distanza viaggiando sospesi nell’aria. Bisogna poi testare tutti gli allergeni perenni come gli acari e le muffe, perché, anche se sono presenti tutto l’anno, possono avere picchi stagionali – come già detto – all’inizio del loro periodo riproduttivo.

Da un punto di vista sintomatologico, le allergie hanno un andamento a poussée, ovvero ci sono delle fasi di picco e altre di quiescenza. Ma a meno che la persona non si immunizza, rimarrà allergica per tutta la vita e potranno cambiare i sintomi e la gravità. In un bambino fino ai 3 anni, un’allergia si manifesta frequentemente a livello cutaneo, con una dermatite atopica, ma anche con problemi respiratori, soprattutto la rinite e il broncospasmo. Dai 3 agli 11 anni è più comune che si presenti una rinite allergica. In età puberale i soggetti più esposti a un peggioramento sono le ragazze a causa degli ormoni.

Di solito durante la gravidanza, la rinite e l’asma migliorano per un meccanismo di immunosoppressione fisiologico per poi riacutizzarsi dopo il parto o alla fine dell’allattamento. Mentre quando una donna entra in menopausa tendenzialmente migliorano.

In che modo l’omeopatia può essere d’aiuto?

Dobbiamo, prima di tutto, ricordare che le allergie sono malattie croniche, che devono essere gestite tutto l’anno facendo un lavoro di prevenzione continuativo. Uno dei punti di forza dell’omeopatia è proprio quello di poter programmare un piano preventivo, regolando la quantità e la frequenza di assunzione del farmaco omeopatico: la corretta prescrizione sarebbe quella di iniziare almeno un mese prima dell’intensificarsi dell’allergia e aumentare la frequenza da una a più volte al giorno. Chi segue una terapia omeopatica di prevenzione è difficile che avrà una crisi allergica durante la stagione.

Ma accade spesso che le persone assumano i farmaci solo nel periodo di massima manifestazione dell’allergia, trascurando il prima e il dopo, o che il paziente non anticipi la cura e venga sorpreso dalla fioritura, sempre più anticipata e precoce.

Inoltre, l’omeopatia riduce l’infiammazione e permette di ottenere un controllo maggiore dei sintomi, minimizzando e/o integrando l’utilizzo prolungato di una terapia di steroidi locali nasali o bronchiali. Nei confronti di quest’ultimi non si rischia di sviluppare una resistenza, ma una sorta di assuefazione, soprattutto per l’uso dell’antistaminico, più che per i farmaci a base steroidea.

Per questo motivo, sempre più persone decidono di integrare la terapia farmacologica tradizionale con l’omeopatia, tra le quali non c’è incompatibilità e a rendersene conto immediatamente è il paziente stesso.

Ci sono situazioni in cui l’omeopatia potrebbe essere preferibile rispetto alle altre soluzioni terapeutiche disponibili?

In allergologia la medicina complementare è preferibile a quella tradizionale in tutti quei casi in cui quest’ultima ha effetti collaterali sul paziente. Per esempio, molti bambini non tollerano l’antistaminico perché causa loro sonnolenza, così come è consigliabile per gli adulti che hanno problemi di glaucoma a pressione oculare e che non possono usare cortisonici per bocca o nasali. Potremmo riassumere dicendo che: l’omeopatia offre tantissimi vantaggi in allergologia ed è sempre più richiesta, perché l’allergico sa che avrà questo problema per tutta la vita e quindi cerca una soluzione per stare meglio, che sia il meno invasiva possibile, che sia sostenibile nel lungo periodo, che non abbia effetti collaterali e che non crei assuefazione.

Nel trattamento delle allergie pediatriche come se la cava l’omeopatia?

I bambini allergici sono i miei pazienti preferiti per la terapia omeopatica, perché sono i più accurati e precisi nel seguire la terapia. Sopra i 4 anni si ricordano ogni step, ogni indicazione dello schema di assunzione giornaliero e in alcuni casi sono direttamente loro a ricordarlo al genitore. Inoltre, non hanno preconcetti sull’una o sull’altra tipologia di terapia e danno un riscontro “sincero”, senza filtri, se la cura sta funzionando o meno. Infine, i più piccoli rispondono molto velocemente alla cura omeopatica perché, non assumendo farmaci, il loro fegato non è compromesso e non è necessario fare una terapia del terreno.