Pediatria e antibiotici: una sfida sempre più complessa. Come si sta affrontando l’antibiotico resistenza?

La resistenza antimicrobica è un tema cruciale riconosciuto sia dalle organizzazioni mondiali, come l’OMS, la FAO, l’UNEP, la WOAH sia dai governi e dalle istituzioni nazionali. È un problema complesso che richiede interventi immediati e condivisi. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza di tutti, dalla comunità medica ai cittadini, affinché si adottino comportamenti responsabili. È fondamentale comprendere che questo fenomeno riguarda non solo gli esseri umani, ma anche gli animali e l’ambiente, rientrando nel concetto di “One Health”. L’uso e lo smaltimento degli antibiotici hanno implicazioni dirette sulla salute delle persone, sugli animali e sulle piante. Quindi, per affrontarlo efficacemente occorre una strategia a 360°.

In pediatria gli antibiotici come e quando vengono somministrati?

In pediatria, la prescrizione di antibiotici è molto più contenuta rispetto alle altre fasce di età, se confrontati con gli adulti e soprattutto gli anziani. Infatti, secondo i dati del rapporto AIFA del 2022, le prescrizioni pediatriche rappresentano solo l’8,6% del totale. Ciò che mostra questa fotografia nazionale – la più recente, essendo stata pubblicata nel mese di giugno del 2024 – è che in alcune regioni, soprattutto nel Sud Italia, vengono più frequentemente somministrati antibiotici di seconda linea, anche nei casi in cui andrebbero utilizzati quelli di base. Emerge la necessità di una presa di conoscenza e condivisione comune nella comunità medico pediatrica per sfruttare le potenzialità degli strumenti che abbiamo a disposizione, come le linee guida AIFA e i kit di diagnosi ambulatoriale e di laboratorio.

Qual è il ruolo delle linee guida nell’uso degli antibiotici e quali strumenti possono supportare una diagnosi più precisa?

Le linee guida sono uno strumento fondamentale per orientare i medici nella gestione delle patologie comuni che possono richiedere il trattamento con antibiotici, come tonsilliti, otiti, bronchiti e broncopolmoniti. Il “Manuale antibiotici AWaRe” (Access, Watch, Reserve) di AIFA offre indicazioni chiare su quali antibiotici utilizzare e quando.

Una diagnosi accurata è fondamentale per evitare l’uso improprio di antibiotici, come nel caso di infezioni virali. Negli ambulatori pediatrici abbiamo a disposizione strumenti come il tampone faringeo rapido per identificare infezioni da streptococco beta-emolitico di gruppo A. Altrettanto utile è la misurazione della proteina C reattiva, che aiuta a distinguere tra infezioni batteriche e virali. Questi strumenti, integrati con una valutazione clinica approfondita, permettono di prendere decisioni più informate e appropriate.

Come si gestisce il monitoraggio dei pazienti pediatrici durante la terapia?

Il monitoraggio è essenziale per garantire una gestione ottimale della terapia antibiotica. Dopo una prima valutazione, i genitori devono essere informati sulla necessità di osservare l’evoluzione dei sintomi. In caso di peggioramento o mancato miglioramento, il bambino deve essere subito rivalutato. Questo approccio richiede un rapporto di fiducia tra medico e famiglia, basato su una comunicazione chiara e frequente. Inoltre, è importante spiegare che l’antibiotico non accelera la guarigione in caso di infezioni virali e che un monitoraggio attento può spesso evitarne l’uso non necessario.

Quali sono le misure che si possono mettere in atto per ridurre l’uso di antibiotici?

“L’arma più potente” a disposizione è la prevenzione, soprattutto in ambito pediatrico. Per esempio, promuovere la vaccinazione contro malattie, come la pertosse, può prevenire gravi infezioni nei bambini. Valgono le “solite raccomandazioni”: adottare uno stile di vita sano, costituito da una dieta equilibrata, da un adeguato riposo e dall’esposizione all’aria aperta, per aiutare a rafforzare il sistema immunitario e ridurre il rischio di infezioni.

Dal punto di vista della prevenzione omeopatica, l’uso delle terapie di medicina complementare può aiutare a stimolare una risposta immunitaria organica, evitando l’intervento con antibiotici quando non necessario. Inoltre, esistono due tipologie di prevenzione: aspecifica che può essere applicata su larga scala, senza personalizzazione e quella specifica che richiede un approccio individualizzato basato sulle caratteristiche del singolo bambino.

Una delle prime strategie è sensibilizzare i genitori, disincentivando l’autoprescrizione. È importante spiegare che l’antibiotico va utilizzato solo sotto prescrizione medica. Purtroppo, esiste ancora la convinzione errata che la febbre nei bambini richieda un antibiotico. È importante favorire una diagnosi corretta e, quando possibile, adottare un approccio di “vigile attesa,” monitorando i sintomi per 48 ore prima di decidere se procedere con una terapia antibiotica.

Cosa si deve tenere in considerazione nella somministrazione di antibiotici a neonati e lattanti?

Nei pazienti più piccoli, il sistema immunitario è ancora immaturo. L’uso precoce e frequente di antibiotici potrebbe ridurre la capacità dell’organismo di rispondere autonomamente alle infezioni. Tuttavia, nei casi in cui l’antibiotico è necessario, la sua somministrazione tempestiva può essere vitale per prevenire complicazioni gravi. Per esempio, un neonato con febbre entro i primi 30 giorni di vita deve essere ricoverato in neonatologia per escludere infezioni gravi. Anche nei bambini da 1 a 6 mesi, la finestra di osservazione è molto ridotta e un antibiotico di copertura viene spesso somministrato per evitare il rapido passaggio da un’infezione virale a una batterica. Tuttavia, l’uso di antibiotici distrugge temporaneamente la flora batterica intestinale, che deve essere ripristinata con l’aiuto di probiotici. Questo è particolarmente importante nei neonati nati con parto cesareo o non allattati al seno, che hanno meno “cartucce” per mantenere un equilibrio immunitario.  

Tra i genitori c’è un interesse crescente verso l’omeopatia?

Le famiglie chiedono sempre più spesso soluzioni meno intrusive, con meno effetti collaterali e approcci meno invasivo. In generale, i genitori apprezzano il supporto preventivo offerto dalle terapie complementari e sono disposti a seguire protocolli omeopatici per rafforzare il sistema immunitario dei loro figli. Di norma la somministrazione dei farmaci, specialmente quando si tratta di antibiotici, preoccupa i genitori ma quando decidono di utilizzare medicinali omeopatici, così come soluzioni naturali, sono generalmente più motivati a seguire le indicazioni e a somministrarli correttamente. La difficoltà principale riguarda il disagio che il bambino può provare durante la somministrazione, e questo può essere un ostacolo, ma indipendentemente dal tipo di farmaco. È fondamentale rassicurare i genitori e fornire istruzioni chiare: per esempio nel caso si può sciogliere il farmaco omeopatico nel biberon e somministrarlo nel corso della giornata o anche far sciogliere direttamente i granuli in bocca, senza dover obbligare il bambino a scioglierlo sotto la lingua.