La Dottoressa Ricottini, medico chirurgo, esperta di omeopatia e omotossicologia, specialista in pediatria e scienza dell’alimentazione, racconta la sua esperienza in campo pediatrico in questo periodo in cui i sintomi influenzali fanno preoccupare più di prima e ci spiega come si sviluppa il sistema immunitario in età infantile.
Dottoressa può spiegarci che cos’è il sistema immunitario e soprattutto come si sviluppa nei più piccoli?
Il sistema immunitario è composto da organi e cellule specializzate, che costituiscono due tipi di immunità: quella naturale che è condivisa da tutti i mammiferi e non memorizza l’agente patogeno e quella acquisita, che invece comprende le cellule capaci di mantenere memoria e sintetizzare gli anticorpi. Nei bambini questa seconda immunità si definisce completamente intorno ai 5/6 anni; nei primi anni di vita il bambino è difeso soprattutto dall’immunità naturale e gli anticorpi di memoria definitiva sono più “lenti” nel definirsi e hanno il loro picco ai 7 anni. Dati i tempi di evoluzione e maturazione dei diversi sistemi immunitari, se il bambino entra nella spirale di raffreddori e stati influenzali, che gli abbassano le difese immunitarie, oppure è vittima di un uso improprio dei medicinali allopatici, avrà solo il sistema immunitario naturale a difenderlo, che però continuerà a deprimersi sempre di più.
L’omeopatia mette a disposizione medicinali adeguati agli stati influenzali e parainfluenzali?
In questo particolare momento, la diagnostica con i bambini è molto difficile: la sintomatologia del Covid-19 è ormai molto simile a quella dell’influenza e quindi bisogna comunque fare un tampone per escludere il virus. Bisogna però tenere conto che, in caso di stati influenzali, fino al 30% dei bambini presenta anche eruzioni cutanee ad arti e tronco e questo già definisce una certa cura omeopatica. La cosa bella dell’omeopatia è che può curare tutti gli stati influenzali, a parte quelli più gravi dove serve l’intervento della medicina tradizionale, ma che soprattutto si basa sulla persona e sul sintomo, non sul ceppo virale che ha scatenato l’evento influenzale.
Ma l’omeopatia entra in gioco anche quando lo stato influenzale è acuto?
Ovviamente si, ma vorrei ricordare una cosa. Per i batteri esistono gli antibiotici, per i virus invece non esiste una terapia specifica. Solo in determinate forme virali molto serie e solo in ambiente ospedaliero vengono utilizzati gli antivirali. Altrimenti non esiste una terapia allopatica specifica, come neanche omeopatica; esiste più che altro una terapia sintomatica. In questo caso, per me l’omeopatia è preziosa perché aiuta il decorso, riduce i tempi di guarigione e spesso blocca anche l’insorgenza dei primi sintomi. In caso di medicina integrata si può riservare l’intervento dell’antibiotico ai casi di sovra infezione batterica. A mio avviso, l’omeopatia rappresenta sempre la scelta elettiva, e inoltre è anche uno strumento di prevenzione.
Quindi l’omeopatia non è solo curativa, ma, usata nel modo giusto, può anche supportare il nostro organismo e prevenire alcune sintomatologie?
Assolutamente sì e ormai da molti anni io personalmente lavoro più sulla prevenzione che sulla sintomatologia acuta. Questo perché con una buona prevenzione gli acuti si riducono e perché ormai lo stile di vita della società rende difficile sostenere per più di due giorni un quadro acuto, quindi i genitori spesso si spingono verso la medicina tradizionale per accelerare i processi di guarigione sbagliando. La prevenzione diventa quindi l’arma vincente ai giorni nostri, come anche l’omeopatia: aumenta la risposta del sistema immunitario della componente naturale innata. Spesso l’utilizzo errato dei medicinali tradizionali e l’automedicazione creano dei danni al nostro organismo e utilizzare l’omeopatia previene questi errori di comportamento. Riducendo l’uso delle sostanze chimiche il sistema immunitario rimane più pulito e dinamico, non è inibito dagli effetti collaterali delle sostanze chimiche, le quali vanno usate solo al bisogno e con razionalità.
A proposito di automedicazione, anche nel caso dell’omeopatia è sempre meglio rivolgersi agli specialisti?
Esattamente. L’omeopatia ha un effetto particolarmente brillante se utilizzata proprio all’esordio della patologia. Con i miei pazienti adotto questo criterio di valutazione: in tutti i casi in cui è possibile l’automedicazione, quindi quando il paziente è autorizzato anche dalla medicina tradizionale, per accelerare le tempistiche e ottimizzare la risposta, ho ideato un piccolo manuale di “pronto soccorso per l’automedicazione”. Il medico omeopata può quindi pensare di istruire i pazienti all’utilizzo di prontuari per quelle sintomatologie precise e chiare, e poi contattare il medico in un secondo momento per la diagnosi finale. In questo caso però si ha bisogno dell’educazione dei pazienti e della disponibilità del medico: in questi casi si crea una stretta relazione medico-paziente, ma anche un maggiore impegno del medico, soprattutto quando si usa l’omeopatia.