Ci racconti la sua storia e come è arrivata a diventare docente presso la scuola di omeopatia CEDH.

Il mio percorso è iniziato quando lavoravo in ospedale dove mi occupavo di bambini con sindromi malformative complesse. Una realtà in cui bisognava prendere in cura non solo il paziente, ma tutta la famiglia, e dove si doveva far fronte contemporaneamente a diverse problematiche per cui era necessario l’intervento di più specialisti.

Questa esperienza, e il fatto di dover prendere in carico questi bambini a 360 gradi occupandomi anche del vissuto e delle problematiche che questi pazienti potevano avere in famiglia, mi avevano sensibilizzato sul fatto che non si può curare la malattia senza prendere in considerazione il contesto in cui è inserito il paziente. Solo in questo modo si può ottenere la risposta massima da parte dell’organismo.

Durante la mia esperienza ospedaliera, ho iniziato a conoscere l’omotossicologia, che ho poi approfondito in 4 anni di scuola, e iniziato a utilizzare i medicinali indicati da questa disciplina. Sentendo poi l’esigenza di approfondire, ho deciso di studiare gli unitari omeopatici e di conseguenza la materia medica. Questo approccio non era di facile applicazione nella mia attività professionale quotidiana (lasciato l’ospedale avevo scelto la pediatria di libera scelta), con ambulatori colmi di visite e poco tempo da dedicare ad ogni bambino. In queste condizioni, e per di più senza una metodologia acquisita, cercare di analizzare quale medicinale omeopatico usare, per quale bambino e per quale quadro clinico, era molto affascinante e stimolante, ma anche molto complesso.

Le scuole classiche di omeopatia erano basate sulla conoscenza teorica dei medicinali della materia medica, ma si faceva fatica a traslare questo background teorico molto ricco e importante nella pratica.

A queste mie esigenze ha risposto il CEDH (Centre d’ Enseignement et Developement de l’Homeopathie), una scuola internazionale di omeopatia clinica, con sede a Lione, che cerca di trasferire, oltre alla teoria, anche una metodologia snella da utilizzare nella pratica clinica.

Ho deciso quindi di andare a Lione e seguire i corsi di questa scuola. Mi è piaciuto moltissimo l’approccio proposto: una didattica molto interattiva, in cui si dedicava tempo a risolvere casi clinici insieme a noi studenti. L’elemento caratterizzante di questo tipo di didattica è la possibilità di avere strumenti utili per la pratica ambulatoriale; è una metodologia vincente.

La scuola ha poi aperto una sede italiana e alcuni degli alunni diplomati con questa metodologia, come me, ne sono diventati insegnanti, previa formazione per la docenza.

Chi sono i medici che si iscrivono alla scuola?

È una platea di medici molto disomogenea. Medici esperti che hanno già fatto scuole classiche con conoscenza dell’omeopatia profonda ma che non riescono a mettere in pratica il loro bagaglio di conoscenza in modo efficace. Medici che approcciano questa scuola come prima esperienza nei confronti dell’omeopatia, quindi sono più vergini rispetto ai contenuti e sono coloro che di solito hanno meno difficoltà, non è per un motivo di età ma perché la modalità è diversa.

L’età di chi frequenta è varia, il bagaglio culturale legato all’omeopatia è anch’esso vario, gli interessi, le specialità sono diverse, sicuramente non le chirurgiche ma troviamo moltissimi pediatri, ginecologi, internisti, medici di medicina generale, odontoiatri e anche molti veterinari. Scuole omeopatiche specifiche per veterinari ancora non ne sono state fatte, ma l’omeopatia funziona molto bene anche per gli animali.

Quindi la scuola è fatta per specialità?

Non per tutte le specialità, ma la scuola si sviluppa in moduli. Tutti gli allievi devono fare il modulo de “I fondamentali” e poi scegli il tuo percorso: il corso di diploma di terapia omeopatica (che è il corso più completo e che include diverse specialità), il corso di pediatria (anch’esso sviluppato in più week-end), oppure moduli specifici su singole specialità, che possono essere seguiti secondo i propri ritmi e impegni.

Qual è la certificazione che garantisce la validità e la serietà della scuola?

La scuola è una scuola internazionale presente su 22 paesi nel mondo con l’obiettivo di avere un linguaggio omeopatico comune e una metodologia di prescrizione comune. È strutturata con un responsabile, un comitato scientifico e docenti in lingua. C’è obbligo di frequenza con attestato di partecipazione finale. Per il corso generale (diploma di terapia omeopatica) è previsto un esame finale scritto e orale alla presenza di una commissione esterna. Molti quindi sono gli aspetti di garanzia della serietà della scuola.

Inoltre, i corsi italiani sono accreditati ECM, completamente o in parte.

Il valore di questa scuola è proprio la metodologia didattica, basata sull’interazione docente/studente e sulla pratica. Anche l’aspetto tecnologico riveste un ruolo importante: la scuola ha infatti creato un campus virtuale in cui alunni e insegnanti possono ritrovarsi con riunioni online o chat per rispondere a dubbi e domande che possono venire a fine corso, dove vengono raccolti tutti i materiali didattici e vengono caricate esercitazioni come ripasso. Ogni Paese ha la sua lingua e il suo gruppo, ma è tutto collegato. Altra iniziativa utile agli studenti è l’aver fatto un sito che mette a disposizione protocolli medici, allo scopo di fornire un vademecum al medico che sta imparando il metodo omeopatico.

I medici che si approcciano alla scuola sono scettici o tutti convinti già in partenza?

Nel mio percorso qualche detrattore l’ho trovato ma la maggior parte si iscrive perché vuole conoscere meglio e nella maniera più corretta una materia e una possibilità terapeutica nuova.

Ma senza parlare di detrattori, ha incontrato degli scettici?

Potremmo dividere gli “allievi” in tre gruppi: ci sono i curiosi e convinti che iniziano con il corso base e poi vanno avanti con i corsi specialistici, poi ci sono gli scettici che però sono la minoranza e tendenzialmente frequentando poi si convincono.

Ci sono anche coloro che iniziano convinti, ma dopo il corso base abbandonano per mancanza di tempo. Obiettivo della scuola è quello di sostenere questi ultimi affinché possano superare le difficoltà iniziali e proseguire con la formazione.