La Toscana è la prima regione italiana ad approvare un percorso PDTA, ma il lavoro della sanità toscana parte da molto lontano. Infatti, oltre 25 anni fa, la regione ha emanato una legge per riconoscere il percorso formativo dei medici di medicina complementare e nel 2009 ha fatto partire una stretta collaborazione tra gli specialisti di queste terapie e l’allora Istituto Toscano Tumori – oggi Ispro.
“Da allora è stato fatto molto: gruppi di lavoro, censimenti e studi, ma anche progetti di comunicazione per spiegare che le terapie complementari sono di supporto alla medicina ufficiale e non sono mai alternative ad essa”, commenta Elio Rossi, Responsabile del Centro Regionale per la Medicina Integrata presso l’USL Toscana Nord Ovest.
Il lavoro della Toscana parte quindi alcuni anni fa e soprattutto dallo studio di un tipo di tumore ben preciso, quello al seno[1]; l’esperienza di questi anni e i risultati ottenuti grazie alle terapie complementari adottate per le pazienti affette di cancro al seno hanno portato all’approvazione dell’uso delle medicine complementari per qualsiasi forma tumorale. Venti centri di oncologia integrata e oltre cento ambulatori di medicina integrata vedono oggi la Toscana al primo posto per complementarietà medica, soprattutto perché sono gli stessi oncologi o gli A.I.U.T.O. Point (i punti di servizio e di contatto per le prenotazioni) a inviare i pazienti direttamente in questi ambulatori.
Nello studio e ricerca di un PDTA adatto a tutti i pazienti oncologici si è scoperto che il 30% dei malati ricorre già alle medicine complementari, ma non sempre lo fa nel modo corretto. Ecco perché la Toscana ha deciso di adeguarsi, permettendo ai malati di offrire un servizio appropriato e sempre migliore. Inoltre, il PDTA per la Medicina Integrata in Oncologia è uno strumento che definisce quali sono le opportunità offerte dalle terapie complementari, chiarendo cosa utilizzare per quale sintomo e quando.
“Il documento per le PDTA è stato approvato nel febbraio 2021, e oggi è a disposizione di tutte le Breast Unit della Toscana”, sottolinea Rossi. “Vista l’affluenza, abbiamo deciso di ampliare le PDTA a tutti i tumori, senza farne di specifiche per ciascun tumore: abbiamo considerato tutti i sintomi comuni ai diversi tumori e gli effetti avversi legati ai trattamenti oncologici creando un PDTA che fosse adeguato a tutti i pazienti oncologici. Questo traguardo, tutto italiano, aprirà la strada a un maggiore riconoscimento e speriamo anche a una maggiore diffusione dell’oncologia integrata come risorsa efficace, sicura e sostenibile”, conclude Rossi.
Nel PDTA vengono prese in considerazioni diverse condizioni che affliggono i malati oncologici e sono tre gli approcci di medicina complementare che vengono considerati: agopuntura, fitoterapia e omeopatia. Ancora oggi, ci sono alcune prestazioni che vengono accettate con più facilità e altre meno, ma la Regione è pronta a lavorare anche su questo aspetto, con l’obiettivo di farsi carico a tutto tondo dei pazienti, garantendo che non corrano nessun rischio.
[1] Negli USA già nel 2018 erano state pubblicate le linee guida sull’uso delle terapie complementari per il tumore al seno dalla Society for Integrative Oncology (SIO)