Invisibile perché chi ne soffre il più delle volte combatte con pregiudizi e diagnosi tardive. Invalidante perché limita anche lo svolgimento delle semplici azioni quotidiane.

È così che viene definita la sindrome da fatica o stanchezza cronica, una patologia che – come suggerisce il nome – causa uno stato fisico di stanchezza prolungata, persistente e debilitante, per il quale non si trova beneficio con il sonno o il riposo. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Rosa Maria Calderone, medico di medicina generale, esperta in omeopatia, che ci ha spiegato come una terapia omeopatica possa rappresentare un valido aiuto nel trattamento dei sintomi.

Quali sono i sintomi e le cause della sindrome da fatica cronica?

La fatica cronica è caratterizzata da un’astenia e un’atonia muscolare che condizionano la persona che ne soffre da almeno 6 mesi, alle quali si associano diversi altri sintomi, come difficoltà di concentrazione, dolore muscolare e articolare, disturbi del sonno e cefalea. In alcuni casi i pazienti hanno mostrato anche disturbi respiratori, forme di dispnea da sforzo, tachicardie e alterazioni del ritmo cardiaco.

L’origine della fatica cronica non è ufficialmente nota: non sono ancora state stabilite cause infettive, immunologiche o psicologiche, né esistono riscontri laboratoristici che consentano un’eziologia certa. Un’ipotesi verosimile è che emergerà un’eziologia multifattoriale, in cui concorre una predisposizione psicosomatica del soggetto a essere esposto a microbi, tossine e traumi fisici. Ritengo che un’eziologia infettiva possa essere plausibile: nei nostri ambulatori abbiamo riscontrato, rispetto a prima della pandemia, diversi casi di manifestazioni virali da un punto di vista erpetico, come la riacutizzazione di herpes zoster e di mononucleosi.

Come aiutare l’organismo se si soffre di fatica cronica? L’omeopatia viene in aiuto?

La sindrome da fatica cronica è molto complessa: secondo l’Osservatorio delle Malattie Rare, a soffrirne sono prevalentemente le donne, con un’incidenza tra lo 0,4% e l’1%, ma la diagnosi può essere a volte non immediata. Dobbiamo considerare sia aspetti fisici sia psicologici.

Prima di tutto, è necessario riconoscere il disagio del paziente che non sa indicare il perché di queste manifestazioni sintomatologiche, supportandolo psicologicamente con percorsi cognitivo-comportamentali. Chi ne soffre può trovarsi a parlare con un interlocutore – medico o familiare – che minimizza i sintomi.

È anche per questo che il 12 maggio si celebrala giornata internazionale del malato di CFS/ME, per sensibilizzare sull’esistenza di questa malattia. In secondo luogo, è necessario escludere eventuali patologie organiche, come quadri di ipertiroidismo, neoplasie o epatite cronica, caratterizzate da una sintomatologia aspecifica. L’organismo di un paziente affetto da sindrome da stanchezza cronica può essere aiutato grazie a un’alimentazione più equilibrata e attività fisica graduale crescente, incidendo sullo stile di vita della persona.

Come medici esperti in omeopatia abbiamo un’ulteriore freccia nel nostro arco per aiutare i pazienti che soffrono della sindrome da fatica cronica. Secondo la mia esperienza clinica, infatti, l‘integrazione tra omeopatia e medicina convenzionale rappresenta un connubio vincente per una medicina unica a tutela del paziente.

La fatica cronica da Long Covid

La pandemia ha “riacceso i riflettori” su questa sindrome nota da diversi anni ma non universalmente riconosciuta. Grazie a questa attenzione mediatica si è presa coscienza di questo disturbo che si manifesta nei casi di Long Covid. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che ci sono circa 85 milioni di persone nel mondo e 17 milioni in Europa affetti da Long Covid. In Italia, il Ministero della Salute ha emanato un decreto legge (25 maggio 2021 n. 73) convertito in legge nel 2021 (26 novembre 2021 n. 26) che ha previsto l’inserimento di alcuni esami nei livelli essenziali di assistenza che prevedono l’esenzione del ticket per due anni per chi ha contratto il Covid-19 in maniera grave e che quindi necessita di fare accertamenti e visite specialistiche.

 

Nel nostro Paese spiccano due poli in particolare, a Milano l’IRCCS Ospedale San Raffaele e a Roma la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Ma è compito dei medici del territorio attenzionare questi pazienti, fare uno screening e verificare che non abbiano patologie croniche e dopodiché valutare come aiutarli, anche con la medicina integrativa.