L’asma è una malattia infiammatoria cronica dell’albero respiratorio, alla base dell’edema e della riduzione ostruttiva dei bronchi. Il riconoscimento della natura flogistica dell’asma – ovvero l’infiammazione di un’area definita dell’organismo, colpita da un’alterazione della normale vitalità cellulare, a seguito dell’azione di un fattore esterno – è relativamente recente. Solo nel 1991, infatti, il National Institute of Health ufficializza tale acquisizione, definendo l’asma bronchiale come una condizione patologica caratterizzata da:

  • ostruzione delle vie aeree reversibile spontaneamente o dopo trattamento
  • infiammazione delle vie aeree
  • iperreattività bronchiale ad una varietà di stimoli specifici e/o aspecifici.

L’inquadramento dell’asma come patologia flogistica cronica trova sostegno in diverse osservazioni, come la ripetuta evidenza di un’associazione tra asma ed eosinofilia, sia nel sangue periferico che nell’espettorato, e ha avuto ricadute importanti dal punto di vista terapeutico. Si è infatti passati da una terapia di soli broncodilatatori, in voga fino agli anni 80, a una terapia prettamente antinfiammatoria per il trattamento cronico, riservando i broncodilatatori soprattutto alla fase acuta.

La cura dell’asma con le terapie tradizionali

In questo contesto la strategia terapeutica dovrebbe essere in grado di affrontare, di volta in volta, il meccanismo predominante con un progetto “sartoriale”, cui il modello terapeutico allopatico si sforza di giungere. Purtroppo, l’utilizzo preferenziale dei cortisonici topici, rivelatisi efficaci in qualunque strategia terapeutica per la loro capacità di modulare la totalità dei processi biochimici ad effetto proinfiammatorio determinanti la patogenesi della malattia, ha riservato loro la vetrina più importante nella scelta della terapia. Questo fino a ora ha interferito in maniera pesante sulla ricerca farmacologica che, negli ultimi anni, ha permesso di ottenere solo 2 nuovi gruppi terapeutici, con l’introduzione degli antileucotrieni e degli anti IgE. Lo sforzo della ricerca farmaceutica convenzionale perfezionerà il suo obiettivo di “personalizzazione” con la proposizione di farmaci, detti biologici, per i quali i tempi non sono però immediati.

La ricerca convenzionale per la cura dell’asma

La ricerca convenzionale si basa sempre più su approfonditi studi di genomica, per ottenere il massimo dell’effetto terapeutico sulle caratteristiche del genoma dei pazienti, riducendo o eliminando gli effetti collaterali. Allo stato attuale i costi di una terapia personalizzata sono però troppo elevati. Inoltre, concentrandosi sulla genomica, la medicina convenzionale si mantiene deficitaria nella definizione di criteri fenotipici che permettano di definire specificità cliniche dei pazienti capaci di orientare, in modo rapido e personalizzato, verso terapie efficaci.

Non è quindi il malato con la sua malattia ad essere al centro, ma la malattia nelle sue diverse espressività cliniche.

L’omeopatia nel trattamento dell’asma

La medicina omeopatica offre dei modelli interpretativi olistici, intendendo con questo termine una visione fondata sull’interrelazione e interdipendenza di tutti i fenomeni: fisici, biologici, sociali e culturali. Questo approccio mette al centro il cosiddetto “Tipo sensibile” identificando in questo termine gli aspetti morfologici, la storia clinica personale e quella attuale del paziente, le tendenze comportamentali, per arrivare alla scelta del medicinale definito “simillimum” che racchiude in sé tutte le suddette caratteristiche.

Il concetto di personalizzazione è intrinseco della medicina omeopatica: non si cura la malattia al di fuori del suo ospite, ma si cura il malato con le sue malattie. I difficoltosi tentativi della medicina convenzionale di trovare una personalizzazione del trattamento terapeutico si annullano, dunque, nell’impiego della medicina omeopatica.

L’importanza dell’integrazione

L’integrazione tra la medicina tradizionale e le medicine complementari può dunque sopperire ai limiti di ciascuna metodica nelle diverse fasi di approccio alla malattia: in fase acuta quando si deve intervenire con una rapida risoluzione dell’evento, alle condizioni di cronicità nelle quali la stabilizzazione delle ottimali condizioni di vita e lavoro del paziente deve essere l’obiettivo principale. Ciò rende palese la differenza tra le due metodiche: nella fase acuta l’omeopatia, pur proponendo con oculatezza il medicinale adatto, potrebbe non avere la rapidità di azione di un broncodilatatore. Per contro, nel trattamento del cronico, gli obiettivi che si prefiggono le linee guida Internazionali GINA (Global Initiative for Asthma) e GOLD (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease) sono ben gestite dalla Medicina Omeopatica che si sforza, non solo di controllare la stabilità sintomatologica ma, di riconsegnare al paziente la guarigione.

Rimane comunque plausibile la sinergia farmacologica anche in fase acuta, sfruttando le similitudini patologiche dei medicinali omeopatici. Alla somministrazione del medicinale tradizionale in fase acuta, infatti, possono essere associati diversi medicinali omeopatici in base alla tipologia di sintomi e di manifestazione.