Il decorso clinico di un paziente in cura presso un medico che prescrive medicinali omeopatici è simile a quello di un paziente seguito da un medico che non lo fa, senza perdita di opportunità terapeutica e con un minor consumo di medicinali che possono provocare effetti indesiderati. Sono le conclusioni dello studio osservazionale EPI3, condotto da LASER – società di ricerca indipendente con sede nel Regno Unito – che ha valutato un ampio campione di pazienti francesi in cura presso medici di medicina generale per dolori muscolo-scheletrici, disturbi del sonno, ansia e depressione e infezioni del tratto respiratorio superiore.

Per valutare l’impatto dell’omeopatia nelle cure primarie in Francia, infatti, è stato condotto uno studio osservazionale basato su un campione rappresentativo di medici di medicina generale e dei loro pazienti affetti da dolori muscoloscheletrici, ansia, depressione e problemi respiratori. Disturbi che più affliggono la popolazione occidentale e che incidono maggiormente sul carico di lavoro delle cure primarie. I dati clinici sono stati raccolti da 825 medici di base e 8559 pazienti da marzo 2007 a luglio 2008. I medici di base sono stati divisi tra coloro che prescrivono solo medicinali convenzionali, quelli che usano la medicina integrata e quelli che si affidano all’omeopatia. I pazienti che si rivolgono all’omeopatia, sebbene non presentino grandi differenze con quelli convenzionali, sono prevalentemente di sesso femminile, con un livello di istruzione più elevato e uno stile di vita più sano.

I pazienti trattati da medici di medicina generale che integrano l’omeopatia hanno avuto risultati clinici simili a quelli dei pazienti che hanno utilizzato solo la medicina convenzionale, ma con un uso ridotto di medicinali convenzionali che possono provocare effetti indesiderati e senza perdita di opportunità terapeutica. L’uso di una metodologia scientifica gold standard garantisce che questi risultati – che identificano i potenziali benefici dell’omeopatia come parte di un modello di assistenza sanitaria integrata – siano affidabili, generalizzabili e, soprattutto, clinicamente significativi.

Nel gruppo afflitto da dolori muscoloscheletrici (MSD), i pazienti con patologie croniche curati anche con i medicinali omeopatici hanno mostrato una progressione clinica simile rispetto a quelli del gruppo curato solo con medicinali convenzionali, hanno usato meno analgesici e meno farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e hanno avuto meno effetti collaterali legati ai FANS. In particolare, l’uso di analgesici e FANS è stato quasi dimezzato.

Nel gruppo dei disturbi psicologici (SADD) quali sonno, ansia e depressione, gli psicofarmaci sono stati prescritti con maggiore probabilità dal medico di medicina generale tradizionale (64%), rispetto al collega con approccio integrato (55,4%) e a quello esperto in omeopatia (31,2%). Tutti i gruppi di trattamento presentavano gravità, comorbilità e qualità di vita simili a quelle del SADD, il che suggerisce che i trattamenti complementari potrebbero ridurre il rischio di esposizione a psicofarmaci.

Nel terzo gruppo, quello delle infezioni respiratorie (URTI), i pazienti curati anche con i medicinali omeopatici hanno registrato un consumo decisamente inferiore di antibiotici e di antipiretici/antinfiammatori con risultati clinici simili rispetto ai pazienti curati solo con i medicinali convenzionali.

Complessivamente i pazienti trattati da medici di medicina generale competenti in omeopatia hanno avuto risultati clinici simili a quelli dei pazienti che hanno utilizzato solo la medicina convenzionale, ma con un uso ridotto di medicinali che possono provocare effetti indesiderati.

I risultati di questo studio mettono in evidenza anche un altro aspetto molto importante, ovvero l’impatto economico delle cure mediche sul sistema di rimborso della previdenza sociale francese, sui costi sostenuti direttamente dai pazienti e sulle assicurazioni sanitarie. Nel complesso, considerando tutti i costi diretti, i pazienti trattati da medici competenti in omeopatia sono costati il 20% in meno rispetto ai pazienti trattati dai medici di base tradizionali, mentre quelli curati con approccio integrato erano paragonabili al gruppo convenzionale.

 In conclusione, i pazienti che si rivolgono a un medico di medicina generale competente in omeopatia per trattare alcune tra le patologie più diffuse e onerose nella medicina generale costano il 20% in meno al sistema sanitario, migliorano allo stesso modo e usano meno medicinali rispetto ai pazienti che si rivolgono a medici di medicina generale che prescrivono solo la medicina convenzionale. Questi risultati sono stati ottenuti utilizzando i più alti standard metodologici e sono generalizzabili ad altre popolazioni. Poiché quello della politerapia è un problema globale, soprattutto nella popolazione anziana, lo studio EPI3-LASER rappresenta una significativa evidenza, che si aggiunge a quella di altri Paesi europei, che identifica il potenziale impatto benefico dell’omeopatia quando utilizzata all’interno di un modello di assistenza sanitaria integrata.

 

 


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