“Se prendiamo tutte le confezioni di medicinali omeopatici che troviamo sullo scaffale di una farmacia, togliamo loro l’etichetta e passiamo poi ad analizzarli, non troveremo alcuna differenza tra l’uno e l’altro”. È questa una delle argomentazioni più forti che i detrattori dell’omeopatia utilizzano per sostenere le loro ragioni. Peccato che si tratti di una “finta verità”. Se ci si limita, infatti, a considerare i medicinali omeopatici esclusivamente attraverso l’analisi del principio attivo, questa affermazione non è sbagliata, ma nessuno ha mai affermato il contrario. E, d’altra parte, nessuno ha mai sostenuto che il principio attivo costituisca la base dell’efficacia del medicinale omeopatico. É la diluizione la chiave della medicina omeopatica anche se, fino ad oggi, non sono stati sviluppati strumenti o metodi definitivamente efficaci per caratterizzare le diluizioni omeopatiche.
Ma restiamo all’affermazione di partenza: sono già molte le ricerche scientifiche che, utilizzando diverse metodiche di indagine, hanno dimostrato che i medicinali omeopatici presentano caratteristiche differenti l’uno dall’altro. Nelle scorse settimane la rivista scientifica Material Science and Engineering ha pubblicato un ulteriore studio[1] che rafforza e conferma la validità di questa pista di ricerca. In termini ancora più chiari, possiamo dire che l’ipotesi per cui ogni medicinale omeopatico non sia altro che “acqua pura” e quindi indistinguibile da un altro è largamente smentita.
Lo studio
L’esperimento è stato condotto da un nutrito gruppo di scienziati guidati da Hari N. Bhargaw.
Sono stati preparati dei campioni test, potenziati su una scala di diluizione decimale, di Ferrum. Questi campioni sono stati poi sottoposti a eccitazione, utilizzando una bobina primaria che genera campi elettromagnetici a diverse frequenze. Durante l’esperimento, i campioni hanno mostrato risposte significative e distinte: in particolare si è potuto osservare che le risposte diminuiscono in modo logaritmico in funzione della riduzione della concentrazione di Ferrum.
Sono stati, inoltre, studiati altri medicinali omeopatici e i risultati hanno confermato l’esito dell’esperimento: ogni campione reagisce all’eccitazione elettromagnetica in maniera differente e in ragione della concentrazione. Inoltre – dato estremamente importante e significativo – lo stesso campione alla medesima concentrazione reagisce sempre in modo identico. Si può quindi affermare che ogni medicinale omeopatico ha una propria “firma” elettromagnetica che lo distingue da tutti gli altri. Per confermare la qualità dei risultati ottenuti, i ricercatori li hanno sottoposti alla verifica dello spettroscopio Raman e dello spettroscopio Fourier ad infrarossi.
Benché si tratti ancora di un lavoro sperimentale, dimostra che la ricerca anche in questo campo sta procedendo in modo interessante e molto promettente. C’è molta strada da fare, non c’è dubbio, ma alcuni passi destinati a dare all’omeopatia sempre più solide fondamenta scientifiche si stanno compiendo.
[1] H. N. Bhargaw, M. Sharma, A. Kumar Srivastava, N. Nambison, M. Kumar Gupta, M. R. Jadhav, K. Singh Gavel, P. Kumar Baghel, M. Ahmed, Unraveling the low-frequency triggered electromagnetic signatures in potentized homeopathic medicine, in Material Science and Engineering, 2023.