La Federazione Italiana Società Medico Scientifiche (FISM), in occasione dell’assemblea che si è tenuta a novembre 2022, ha conferito a tre medici omeopati l’attestato di benemerenza per l’impegno sociosanitario profuso durante la pandemia da Covid-19. A Lucia Gasparini per la pubblicazione di studi approfonditi sul Covid-Sars-2, che ha permesso ai suoi colleghi di rimanere scientificamente aggiornati (protocollo di prevenzione Covid-19 e metodologia clinica omeopatica nel Covid-19), a Egidio Galli per i suoi studi sull’impiego di Bothrops Lanceolatus, sia in fase preventiva che in terapia, e a Carlo Maria Rezzani per Clificol, il progetto internazionale per una banca dati costituita da cartelle cliniche raccolte in tutto il mondo.

Abbiamo ascoltato le loro dirette testimonianze, per raccontare cosa rappresenta questo riconoscimento per la comunità dei medici omeopati.

Studio, ricerca e lavoro di squadra

Il 2020 è stato un anno difficile per tutta l’Italia e per l’intera comunità medica. Come ha ricordato Lucia Gasparini “Si andava a tentoni, quasi brancolando nel buio utilizzando vari approcci terapeutici. Tuttavia le prime pubblicazioni hanno evidenziato che le manifestazioni cliniche del Covid-19 potevano essere distinte in forme lievi, intermedie, gravi e critiche. Ho iniziato a esaminare i primi studi, provenienti dall’estero e pubblicati in Cina, e quelli presentati dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Concentrandomi sui meccanismi preventivi, per capire quali fossero le caratteristiche distintive dei pazienti più colpiti, è emerso quanto fosse importante considerare non solo la carica virale, ma soprattutto la risposta individuale del malato e la sua situazione immunitaria. Questo aspetto è fondamentale ed è quello che caratterizza la clinica omeopatica”.

Il fatto che l’Italia sia stata uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia ha dato sicuramente un forte impulso per condividere al più presto con i colleghi medici i progressi raggiunti dai nostri studi” racconta il dottor Galli che, grazie alle sue conoscenze delle scienze omiche, ha pubblicato un lavoro sull’impiego del Bothrops Lanceolatus, sia in fase preventiva che in terapia. “L’omeopatia ha una particolare metodologia scientifica di approccio: consente di individuare una cura senza sapere la causa della malattia, ma solo attraverso la conoscenza dei sintomi. É quanto successo nel caso del Covid-19: grazie all’analogia sintomatica, siamo stati in grado di individuare medicinali omeopatici per formulare un’ipotesi terapeutica, che si è rivelata fondata per trattare le embolie polmonari e i numerosi eventi avversi dovuti alla proteina Spike virale”.  

Un database clinico mondiale

Il progetto Clificol è nato diversi anni fa, ma è sbocciato, purtroppo, con la pandemia” racconta Carlo Maria Rezzani. Clificol è l’acronimo di Clinical Files Collections e rappresenta il database clinico mondiale dei pazienti trattati con cure omeopatiche.

Quando il progetto è partito, l’idea era di creare una cartella clinica “omeopatica”, informatizzata e facilmente accessibile, per consentire ai medici iscritti alla piattaforma di annotare il proprio percorso di approccio a un caso clinico – in forma anonima, specificando solo la data di nascita e il genere del paziente – e la prescrivibilità del medicinale omeopatico alla patologia.

La spinta forte è arrivata con il Covid-19: abbiamo aperto la piattaforma a colleghi non iscritti e che non avevano mai utilizzato il software in precedenza, concentrandoci sull’aiuto che l’omeopatia poteva e può dare ai pazienti. Il risultato è stato sorprendente e sono stati raccolti circa 2000 casi da tutta Europa, ma anche dagli Stati Uniti e dalla Cina. Non sono mancate difficoltà “pratiche”: a livello tecnico, per tutelare la privacy, è stato creato un accesso protetto ai dati, è stato istituito un comitato scientifico internazionale e sono stati individuati coordinatori nazionali per garantire l’autorevolezza delle adesioni al portale”.  

Oltre il merito: un passo verso la medicina tradizionale e i futuri medici

Ricevere un riconoscimento di benemerenza è senza dubbio una soddisfazione personale, soprattutto se è il frutto di anni di studio e ricerca.

Dopo le “reazioni a caldo” all’annuncio della nomina, il pensiero condiviso dai tre medici omeopati è stato uno: oltre il merito e la gratificazione come professionista, l’aver ricevuto questo attestato è la conferma della validità dell’omeopatia a supporto della medicina tradizionale.

E non solo: “È un incoraggiamento per i giovani medici che si avvicinano alle medicine non convenzionali: è fondamentale coinvolgerli in futuri progetti per la raccolta di dati clinici a sostegno della ricerca in omeopatia” ha spiegato Rezzani.

“Si tratta di una apertura della medicina tradizionale nei confronti delle medicine non convenzionali: con l’omeopatia, infatti, si può fare ricerca” ha aggiunto il dottor Galli e, come spiega la dottoressa Gasparini “La pandemia ha mostrato che la metodologia clinica omeopatica – che prende in esame la totalità dei sintomi e lo stato del paziente e fa una terapia individualizzata – può dare il suo contributo non solo nel trattamento quotidiano delle patologie, ma anche nella risposta emergenziale a nuovi virus, come il Covid-19”.