Quale può essere il contributo dell’omeopatia nel trattamento del dolore acuto o cronico? Quali evidenze scientifiche supportano questa pratica clinica? In quali aree terapeutiche ha maggiore efficacia l’utilizzo dei medicinali omeopatici per trattare il dolore e con quali risultati? Sono questi gli spunti di riflessione e dibattito dell’8° conferenza internazionale organizzata dal CEDH, Centro per l’Insegnamento e lo Sviluppo dell’Omeopatia, dal titolo “Omeopatia nella gestione del dolore”. Inizialmente previsto a Miami, il congresso si è tenuto in modalità virtuale alla fine di giugno; tutti gli interventi – disponibili in 4 lingue: italiano, francese, inglese e spagnolo – saranno fruibili, anche da chi vorrà registrarsi in questi mesi, fino a gennaio 2021.

Il CEDH è una scuola per medici fondata nel 1972 con l’obiettivo di trasmettere le conoscenze sul ruolo dell’omeopatia clinica nella medicina attuale e garantire così una pratica clinica rigorosa e scientifica. Dalla sua creazione, ha formato 29.000 medici in più di 22 Paesi. Da alcuni anni, il CEDH organizza congressi internazionali rivolti a una comunità di medici, esperti in omeopatia, da tutto il mondo; quest’anno il convegno ha riunito virtualmente una platea di professionisti della salute provenienti da 25 Paesi, che hanno approfondito l’opportunità dell’utilizzo di medicinali omeopatici nella gestione del dolore.

Secondo la definizione dell’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore, “il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno”. L’esperienza del dolore può essere vissuta a livello fisico e/o psicologico. Il dolore acuto viene definito cronico quando persiste da più di 3 mesi senza aver risposto in modo soddisfacente alle terapie e quando induce un deterioramento significativo e progressivo delle capacità funzionali e relazionali. Esistono differenze individuali nella sensibilità al dolore: quest’ultimo, infatti, innesca una reazione comportamentale che dipende dal modo in cui lo affrontiamo, cerchiamo di dargli un senso, di dimenticarlo o di imparare a conviverci.

Anche se essenziale per un’indicazione terapeutica, la valutazione del dolore risulta complessa per la sua soggettività. Per gestire il dolore in modo efficace, i medici devono considerare il paziente un individuo unico, nella sua totalità.

I trattamenti convenzionali, per quanto numerosi, in alcuni casi possono essere controindicati o anche risultare inadeguati. Può quindi essere necessario un ulteriore approccio terapeutico per aumentare l’efficacia del trattamento e/o compensarne gli effetti collaterali; in questo contesto la conoscenza dei medicinali omeopatici risulta particolarmente indicata.

Durante il congresso, l’importanza dell’omeopatia nella presa in carico del dolore è stata esaminata in diverse aree terapeutiche: ginecologia, pediatria, oncologia, gastroenterologia, disturbi psicosomatici ecc., evidenziandone un ruolo fondamentale nel trattamento del dolore acuto e cronico poiché può ridurre il consumo di analgesici (dal paracetamolo agli oppioidi), FANS o psicofarmaci, laddove opportuno.

In particolare, l’intervento del dott. John Golden (Stati Uniti) ha esaminato ruolo dell’omeopatia in un approccio integrato alla gestione del dolore senza il ricorso agli oppioidi in un contesto, quello americano, dove il dolore cronico colpisce 116 milioni di americani, più del diabete, delle cardiopatie e del cancro messi insieme. Attraverso le parole del dott. François Mulet (Francia) si è indagata invece l’opportunità della terapia omeopatica nella gestione del dolore in soggetti ‘fragili’ quali donne in gravidanza o che allattano, bambini e pazienti anziani. La dottoressa Christelle Charvet (Francia) ha affrontato invece il fenomeno della pubertà precoce e della dismenorrea nelle giovanissime pazienti, valutando il rapporto rischi/benefici dei trattamenti disponibili, omeopatia inclusa. Infine, attraverso le parole di Rachel Roberts (Regno Unito) e Alexander Tournier (Germania) è emerso il tema della ricerca scientifica in omeopatia: quanto è efficace per il trattamento di specifiche condizioni mediche, quale impatto può avere sull’uso dei farmaci convenzionali utilizzati nell’ambito di un approccio integrato all’assistenza sanitaria e qual è l’effetto “in vitro” dei medicinali omeopatici.

 

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