L’autunno segna l’arrivo di starnuti, naso chiuso, bruciore agli occhi. In altre parole, le allergie autunnali. Quali sono le principali cause in questo periodo dell’anno?
Con l’arrivo dell’autunno, aumentano le piogge e si accendono i termosifoni, creando così un ambiente favorevole alla proliferazione di muffe e acari della polvere. Quest’ultimi sono considerati “perenni”, perché possono causare sintomi tutto l’anno ma è proprio in autunno che hanno il loro picco di riproduzione. Sono i principali “colpevoli” che si nascondono nella polvere domestica, accumulandosi in camere da letto, nei cuscini, tra i materassi, i divani, le librerie e altri angoli della casa.
Tra gli allergeni tipicamente autunnali si trovano anche alcune muffe ambientali come l’alternaria, che è una delle più rilevanti, seguita da aspergillus e cladosporium, tutte proliferanti in ambienti umidi tipici di questa stagione.
L’alternaria è tra le principali cause di reazioni allergiche stagionali, dato che causa sintomi sia all’aperto che in ambienti chiusi. Altrettanto responsabili, anche se in misura minore, sono l’aspergillus e il cladosporium che contribuiscono ai disturbi allergici soprattutto in spazi chiusi e umidi, come le cantine e i garage. Inoltre, da luglio a settembre, ma ormai con un periodo di fioritura sempre più lungo, piante come l’ambrosia e l’assenzio, della famiglia delle asteraceae, rilasciano pollini altamente allergenici, incrementando le reazioni nei soggetti sensibili.
Le persone che soffrono di allergie autunnali possono confondere i sintomi con un raffreddore o altri malanni stagionali. Come si distinguono?
I sintomi dell’allergia autunnale possono essere facilmente confusi con quelli di un raffreddore o di un’infezione delle vie respiratorie superiori. Tuttavia, ci sono alcune differenze che possono aiutare a distinguerli. L’allergia tende a causare prurito agli occhi, al naso o alla gola, congestione nasale, rinorrea (scolo di muco chiaro) e starnuti frequenti. Talvolta, può comparire una tosse secca, ma la febbre è generalmente assente. Invece, una febbricola, congestione nasale con muco giallastro o verdastro e una sensazione generale di malessere e stanchezza suggeriscono più un raffreddore. Febbre alta, dolori muscolari e cefalea, infine, possono indicare una forma influenzale.
Le infezioni delle vie respiratorie, benché simili, di solito si risolvono in 7-10 giorni, mentre i sintomi dell’allergia persistono finché c’è esposizione agli allergeni. L’allergia autunnale è frequente, come riferimento temporale, durante il periodo di proliferazione di pollini, muffe e acari, tra settembre e ottobre. Per quanto riguarda i sintomi (come la rinocongiuntivite e la tosse secca) sono comuni sia nei bambini che negli adulti: infatti, la variazione della manifestazione allergica dipende più dal soggetto che dall’età.
Nei più piccoli, a quale età possono iniziare a manifestarsi i primi sintomi delle allergie?
Nei primi mesi di vita, i neonati generalmente non mostrano sintomi allergici, poiché per sviluppare una risposta allergica è necessaria una certa esposizione agli allergeni, che porta poi alla conseguente sensibilizzazione del sistema immunitario. Generalmente, si manifestano intorno ai due anni, sebbene ci siano casi rari in cui si presentano prima.
Un fenomeno interessante nei più piccoli è la cosiddetta marcia allergica: i sintomi allergici possono evolversi sia in termini di tipologia che di organo colpito man mano che il bambino cresce. Per esempio, un neonato potrebbe manifestare inizialmente sintomi cutanei o gastrointestinali, come crosta lattea e reflusso, poi successivamente sviluppare un’intolleranza alle proteine del latte vaccino con sintomi gastrointestinali, come la diarrea. Col passare del tempo, intorno ai tre anni, potrebbe iniziare a presentare rinite e congiuntivite allergica, mentre a sei anni potrebbero insorgere broncospasmi e test positivi agli allergeni, come gli acari. Non tutti i bambini però seguono lo stesso percorso né presentano tutti i sintomi contemporaneamente.
Quali misure preventive si possono adottare per ridurre l’esposizione agli allergeni autunnali, sia all’interno che all’esterno?
In un ambiente domestico, è importante ridurre al minimo la presenza di polvere e peli di animali con pulizie frequenti, bonificando eventuali tracce di muffa e utilizzando aspirapolvere dotati di filtri HEPA. È fondamentale anche utilizzare i filtri dell’aria nei sistemi di condizionamento e riscaldamento, mantenendo l’umidità della casa tra il 30% e il 50%, perché aiuta a ridurre il rischio di proliferazione di muffe allergizzanti. È anche consigliabile lavare regolarmente a temperature elevate tessuti come tende, copriletti e federe, dove possono accumularsi acari e allergeni.
La misura più diffusa è quella di far arieggiare la casa nelle ore mattutine perché consente efficacemente di ridurre l’umidità senza aumentare l’esposizione ai pollini, la cui concentrazione nelle prime ore del mattino è inferiore.
Un’ultima misura, che spesso non si conosce, è evitare di utilizzare complementi per il letto in piuma, scegliendo invece di utilizzare cuscini e materassi in materiale ipoallergenico.
All’esterno, per chi è sensibile agli allergeni autunnali, è consigliabile evitare attività nelle giornate con alta concentrazione di pollini. La misura più semplice è indossare gli occhiali da sole come una prima difesa e, per chi non li trova troppo scomodi, i filtri nasali monouso. Anche tenere curato il giardino di casa, rimuovendo erba alta, piante e foglie morte, aiuta a ridurre i pollini nelle immediate vicinanze dell’abitazione. Tutto quanto detto, se seguito con costanza, può aiutare a diminuire significativamente i sintomi legati alle allergie stagionali.
Il cambiamento climatico influisce sulla durata e l’intensità delle allergie?
Il cambiamento climatico influisce sia sulla durata che sull’intensità delle allergie stagionali. Temperature più elevate e periodi prolungati di crescita delle piante, dovuti al riscaldamento globale, stanno estendendo la stagione pollinica, anticipando la fioritura e aumentando il volume complessivo di pollini prodotti da alberi, erbe e altre piante. Così la stagione dei pollini inizia prima e si protrae per un periodo più lungo rispetto al passato.
Inoltre, come abbiamo già considerato con l’aumento di umidità e precipitazioni, le condizioni ambientali diventano ideali per la proliferazione delle muffe autunnali. Non dobbiamo dimenticarci dell’inquinamento atmosferico che gioca un ruolo importante, rendendo le persone più sensibili agli allergeni e aggravando i sintomi.
In sintesi, il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico, contribuendo a una maggiore e prolungata esposizione a tutte le tipologie di allergie stagionali, le rendono più durature e intense.
Infine, quali sono i trattamenti omeopatici più efficaci per gestirle?
L’omeopatia offre diverse opzioni per la gestione delle allergie autunnali, che possono affiancare il trattamento tradizionale e devono essere sempre personalizzate da un medico omeopata. Esistono alcuni farmaci utilizzati di frequente per specifici sintomi allergici. L’Istamina è molto utile per ridurre i sintomi generali come prurito e infiammazione, è spesso impiegata in cicli preventivi sia per adulti che per bambini. I colliri omeopatici alleviano prurito e congiuntivite allergica, mentre la Sabadilla è indicata per starnuti frequenti e irritazione nasale.
Risultano altrettanti validi i farmaci ricavati dal sale marino per la congestione e la secchezza nasale, così come la Nux vomica è adatta a cefalea e congestione nasale spesso legati allo stress. Il ribes nero è impiegato per ridurre la reattività allergica, è usato in primavera per allergie ai pollini, ma risulta efficace anche per le muffe autunnali.
È sempre bene ricordare che la gestione preventiva è cruciale: l’approccio ideale è fare prevenzione omeopatica durante tutto l’anno, ma se questo non fosse possibile sarebbe bene iniziare subito dopo le vacanze estive, al rientro a settembre.
L’omeopatia si conferma essere integrativa alla medicina tradizionale, fornendo un’opzione sicura e flessibile che può aiutare a contenere i sintomi allergici stagionali e migliorare la qualità di vita, sia come azione preventiva che nelle fasi acute.