Dott. Mancino, quali sono i principi chiave che rendono l’omeopatia una scelta terapeutica valida?

Per rispondere dobbiamo partire dalla considerazione che l’omeopatia è una metodologia che nella pratica clinica quotidiana si utilizza come integrazione delle terapie mediche classiche. È una opportunità che, per chi la conosce, viene   utilizzata a complemento nel trattamento delle infezioni delle vie respiratorie stagionali. Già la OMS aveva dato indicazione che l’omeopatia potesse essere utilizzata nelle prime battute delle infezioni respiratorie epidemico-stagionali e la FNOMCeO aveva indicato l’adozione dell’omeopatia come un atto medico. Durante la stagione fredda assistiamo spesso, soprattutto in pediatria, a un uso molto anticipato di antibiotici per trattare forme influenzali e para-influenzali che di norma non richiederebbero questo impiego.

Chi adopera consapevolmente l’omeopatia la considera un supporto per affrontare le prime fasi delle infezioni respiratorie stagionali. L’ impiego di questi medicinali va di pari passo con l’utilizzo di antipiretici o altri farmaci che vengono resi necessari dal quadro clinico del paziente. L’omeopatia trova spazio nelle prime tre giornate di manifestazione clinica di un fatto acuto: deve aiutare al miglioramento o alla risoluzione dei sintomi. È molto utile quando bisogna smaltire i residui terminali di una forma influenzale tipici della fase di convalescenza o nella prevenzione delle recidive in quanto è una medicina personalizzata.

L’integrazione omeopatica come interagisce con il trattamento convenzionale delle sindromi invernali pediatriche?

A un bambino che presenta una febbre alta, ad esempio, è possibile prescrivere un farmaco antipiretico e una cura omeopatica in base alla sintomatologia che presenta. E ancora, si verificano spesso situazioni nelle quali il bambino, in un arco temporale piuttosto breve, dopo aver terminato il ciclo di antibiotici presenta recidive di tosse o mal di gola e l’omeopatia permette di trattare in maniera preventiva l’insorgenza di una ricaduta e di accompagnare la chiusura della cura tradizionale.

La sicurezza è fondamentale, specialmente quando si tratta della salute pediatrica. Parlarne può aiutare i genitori che stanno valutando l’omeopatia per la cura dei loro bambini?

Quello della sicurezza è un fattore importante che bisogna valutare da due punti di vista diversi. Prima di tutto si tratta di una terapia che non presenta effetti collaterali come tradizionalmente vengono intesi a seguito di un trattamento farmacologico. Il secondo punto, ma non meno importante del primo, è la responsabilità del medico che la prescrive. Come abbiamo già evidenziato, l’omeopatia è uno strumento terapeutico e come tutte le soluzioni in grado di influire sulla salute di una persona, deve essere utilizzata con cautela e attenzione, presentando dei limiti che non devono essere superati. Chi deve essere consapevole è sia il medico che prescrive responsabilmente la terapia sia i genitori del piccolo paziente, osservando con attenzione la dinamica evolutiva della sindrome invernale, dalla fase di manifestazione clinica, a quella di convalescenza.

L’efficacia dell’omeopatia pediatrica dipende anche dal lavoro di squadra tra il medico e i genitori?

In pediatria tutte le terapie sono efficaci se c’è una buona intesa medico-famiglia. Possiamo considerare l’omeopatia una medicina molto partecipativa: parte dell’efficacia di una cura omeopatica è legata dall’empowerment della famiglia. Quando i genitori accettano una terapia, si crea un rapporto di fiducia e un’aderenza scrupolosa alle indicazioni posologiche di somministrazione, che vengono rispettate rigorosamente. Come medici omeopati siamo consapevoli di uno sbilanciamento: è impossibile “entrare in casa” di ogni piccolo paziente e controllare che la cura sia praticata correttamente. Per questo motivo non parliamo semplicemente di accettazione ma di coinvolgimento: i genitori sono protagonisti, il loro ruolo ha lo stesso valore di quello del pediatra. È senza dubbio un lavoro di squadra nel quale, quando l’età lo consente, è fondamentale anche il ruolo del bambino: aiuta il fatto che i farmaci omeopatici non abbiano un sapore sgradevole, che siano facilmente somministrabili, diluiti o in granuli, e che non richiedano una precisa tempistica per l’assunzione.