La passione si sente. Basta infatti sentirla parlare e si capisce immediatamente che alla dottoressa Lucilla Ricottini il suo lavoro piace, anche parecchio. Giusto, ma di che si occupa la dottoressa? Di tante, tantissime cose, di tutte quelle che l’appassionano, ma tutte ruotano intorno a una vocazione assoluta: la medicina. Perché Lucilla Ricottini è medico pediatra, omeopata, ricercatrice, docente. E ora anche scrittrice, dal momento che ad agosto scorso è uscito per Sperling & Kupfer un libro scritto a quattro mani con la giornalista Laura Guida, L’omeopatia per il tuo bambino.
Prima di parlare del libro, ci può dire in due parole qual è stato il suo percorso professionale e culturale?
L’omeopatia è entrata nella mia vita quando ero bambina, il medico che mi curava era un omeopata. Ma quando mi sono iscritta a Medicina posso dire di aver ripudiato l’omeopatia, che in quel momento mi sembrava in contrasto con i miei studi. Quindi mi sono laureata in medicina e specializzata in pediatria e ho iniziato a dedicarmi alla medicina di base. Ho anche iniziato a frequentare l’ospedale, dove ho incontrato il Professor Santini, padre dell’omeopatia costituzionalista. È stato a quel punto che, mossa da una curiosità e da una fame di conoscenza che non mi è mai mancata, ho incominciato a seguire corsi di medicina omeopatica ed è stata una riscoperta entusiasmante. Per molti anni ho continuato ad alternare la medicina di base alla medicina ospedaliera, poi ho capito che dovevo fare una scelta. Ho lasciato la carriera ospedaliera e questo mi ha permesso di concentrare le energie. Parallelamente ho approfondito la conoscenza dell’omeopatia e mi sono dedicata anche alla ricerca: alcuni miei lavori, in particolare sull’efficacia dei trattamenti con diluizioni, sono pubblicati in PubMed (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30789192/).
Si è così appassionata all’omeopatia da aver avuto la voglia di scrivere un libro…
Sì, anche se l’idea non è stata mia. È stata Laura Guida, bravissima giornalista, a stimolarmi questo progetto e a segnalarmi alla casa editrice. Laura ha pensato che potesse essere bello e utile raccontare anche ad altri – a un pubblico più vasto di quello che può frequentare il mio ambulatorio – il mio metodo di cura, l’approccio alla salute, i successi che si ottengono. E così abbiamo iniziato un lavoro paziente e lungo, durato quasi più di un anno, per raccogliere e dare forma compiuta e leggibile all’esperienza di una vita professionale. È stata una bella esperienza, molto formativa anche per me, perché Laura mi ha costretto a rendere esplicite cose che, nel linguaggio medico e omeopatico, sono implicite o date per scontate. Si è trattato di un bell’esercizio mentale: Laura mi diceva “ecco proviamo a sciogliere questo concetto”, cioè a spiegarlo meglio, ad arricchirlo con esempi, fatti concreti e riscontrabili.
E ci siete riuscite?
Non spetta a me dirlo, ma io sono molto soddisfatta del “prodotto” e posso dirlo perché non è frutto solo mio.
Perché l’omeopatia e i bambini? Dalla sua esperienza, che riflessioni può fare in merito a questa fascia di età?
Sono una pediatra e quindi i bambini sono la mia quotidianità. Ma c’è una seconda motivazione, forse più interessante: i bambini – nella maggior parte dei casi – hanno problemi “in acuto” e non cronici, quindi costituiscono i soggetti ideali per l’azione e l’approccio omeopatico. Con i bambini si lavora più su terapie che prescindono il più possibile dalla chimica, per evitare di intossicarli fin da piccoli, si lavora sul rafforzamento della loro capacità immunologica stimolando le reazioni di un organismo ancora pieno di potenzialità e di energie. Inoltre i bambini sono ben “leggibili” nelle loro caratteristiche, non hanno ancora avuto modo di costruirsi delle sovrastrutture. L’ascolto attento del paziente, l’assenza di effetti collaterali dei rimedi, l’approccio preventivo, la personalizzazione attraverso i biotipi sono a mio avviso alcuni dei fattori chiave che rendono il metodo omeopatico particolarmente efficace. E nei bambini questo è particolarmente evidente. Questo mi permette di agire ad ampio spettro intervenendo con l’omeopatia fin dove ha senso utilizzarla, integrandola con i farmaci tradizionali quando questo si rende necessario. Il bravo medico, secondo me, è quello che sa usare tutte le frecce che la medicina nel suo complesso gli mette a disposizione, per favorire il benessere della persona che ha di fronte.
Una delle obiezioni più classiche all’omeopatia è che questa disciplina è rimasta ferma a Hahnemann, non si è evoluta, è rimasta a dove era arrivata più di 200 anni fa, mentre la medicina classica ha avuto un’evoluzione straordinaria.
È vero, la medicina classica ha avuto una evoluzione straordinaria, al punto che molte nuove scoperte e nuove frontiere che la medicina esplora stanno confermando alcune, molte, intuizioni avute e anticipate da Hahnemann. Si pensi alla medicina delle microdosi, alla medicina sistemica e a molte altre frontiere ancora da esplorare: non dico che Hahnemann avesse già detto tutto, però alcune sue intuizioni, alla luce delle conoscenza di oggi, lasciano stupefatti. Ma questo significa che la medicina è una sola, e non si deve vivere come se i diversi approcci terapeutici fossero credi esclusivi e quindi meritevoli di ‘guerre di religione’. Se una cosa funziona, utilizziamola. Non fosse che per il suo approccio olistico, l’omeopatia dovrebbe essere conosciuta da tutti i medici. Quello che dico sempre quando inizio le mie lezioni ai giovani medici è “potrete anche non utilizzare mai l’omeopatia e i suoi farmaci, ma conoscerla vi darà un’apertura mentale impagabile e una capacità diagnostica che vi sarà utile per tutta la vostra vita professionale”.
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