È il 1806 quando Christian Friedrich Samuel Hahnemann pubblica il suo primo lavoro importante, “La medicina dell’esperienza“, testo nel quale affondano le radici del metodo omeopatico. Sono passati 217 anni dalle prime osservazioni cliniche e sperimentali di colui che è universalmente considerato il “padre” dell’omeopatia, ma le basi poste più di due secoli fa valgono all’epoca quanto oggi. Come la legge di similitudine (similia similibus curantur), grazie alla quale sappiamo che ogni sostanza, a dosi ponderali, capace di provocare sintomi in un soggetto sano, può, a dosi infinitesimali, curare gli stessi sintomi in un soggetto malato.
Oggi, l’omeopatia, mantenendo solidi i suoi fondamenti, sa rispondere proattivamente – citando la FIAMO – alle sfide del presente integrando la medicina convenzionale e cercando nel progresso tecnologico conferme per il suo impianto metodologico. Basti pensare all’ultima grande “prova” alla quale la società è stata sottoposta, il Covid-19 e all’impegno della comunità dei medici omeopati – anche in termini di ricerca scientifica – come ha voluto testimoniare la Federazione Italiana Società Medico Scientifiche (FISM) conferendo a tre medici omeopati FIAMO l’attestato di benemerenza per l’impegno socio sanitario profuso durante la pandemia.
L’omeopatia “contemporanea”, del ventunesimo secolo, è quella che – come ricorda la FIAMO – cerca il confronto con la medicina convenzionale, non per scontrarsi e smentirsi reciprocamente ma per recuperare “il senso di unità ippocratica”, di una medicina unica dedita al benessere psicofisico della persona.
La prossima edizione del Congresso FIAMO si pone proprio l’obiettivo di stimolare una riflessione partendo dalle radici della medicina omeopatica per interrogarsi sul presente e sul futuro. Interessante in questo senso anche il confronto tra i percorsi metodologici e concettuali dell’omeopatia italiana con quella di altri Paesi di antica tradizione omeopatica – come il Regno Unito – grazie all’intervento di Russell Malcom, docente della Faculty of Homeopathy di Londra, previsto sabato 20 maggio.
Ma non solo, la due giorni si soffermerà sul rapporto con la medicina convenzionale che, negli ultimi tre decenni si è evoluto, come evidenzia il progressivo cambio della terminologia utilizzata, passando dall’identificazione come “medicina alternativa”, poi complementare e ora integrativa. Un’ulteriore evidenza, comunicativa e linguistica, che avvalora il fatto che l’omeopatia sia in grado di relazionarsi con la moderna epistemologia, come esplorerà il Presidente della FIAMO, Bruno Galeazzi nella sua relazione prevista in programma lo stesso sabato 20 maggio.
Un appuntamento, quindi, colmo di momenti di dialogo, sessioni in plenaria e tavole rotonde, che vedranno alternarsi sul palco oltre 25 relatori, medici, direttori di scuole di omeopatia, docenti universitari e management delle aziende del comparto.