A che punto siamo in Europa in termini di conoscenza, diffusione e integrazione della medicina complementare nei sistemi sanitari dei singoli Paesi membri? Se l’omeopatia in Europa è ben conosciuta e il suo utilizzo molto diffuso presso i pazienti, come riporta il report di Echamp di cui si è parlato nell’articolo Omeopatia: gli utilizzatori europei in un confronto a 360° – in cui emerge che la grande maggioranza degli intervistati è favorevole alla medicina complementare e al rimborso da parte dei fondi assicurativi del costo dei farmaci omeopatici – dalle stesse indagini emerge un diverso scenario sui professionisti della salute. Sembrerebbe, infatti, esserci una minore conoscenza dell’omeopatia tra medici e farmacisti, rispetto ai pazienti.
Nonostante questo, le indagini condotte nei Paesi Europei presi in considerazione dal report Echamp, mostrano comunque che una percentuale significativa di medici e farmacisti in Europa raccomanda medicinali omeopatici e cure complementari.
Un’indagine effettuata nel 2016 in sei Paesi, tra cui Belgio, Francia e Germania, evidenzia che il 15% delle prescrizioni pediatriche riguarda medicinali omeopatici e che questi sono utilizzati principalmente per le infezioni del tratto respiratorio superiore, le coliche e i disturbi del sonno, in molti casi su richiesta delle famiglie. Un trend confermato anche da uno studio più recente, condotto nel 2021 in Germania, che mostra come il 40% dei genitori utilizzi la medicina complementare e in particolare l’omeopatia con i propri figli, auspicando che venga utilizzata sempre di più in ambito pediatrico.
L’omeopatia non viene utilizzata solo in pediatria. In Belgio il 26% dei medici di base prescrive regolarmente farmaci omeopatici e il 72% dei farmacisti ne consiglia l’uso. In Francia quasi la metà degli operatori sanitari e un terzo dei medici sono convinti dei benefici dell’omeopatia per la salute (Odoxa 2019). In Bulgaria il 64% dei medici di famiglia e dei farmacisti raccomanda l’omeopatia per diverse patologie (Centro nazionale di analisi e sanità pubblica, 2021).
Inoltre, soprattutto dopo la pandemia, i pazienti sono più informati e vogliono partecipare maggiormente al processo decisionale sulla gestione della propria salute, chiedendo al professionista un maggior coinvolgimento. I dati indicano che gli intervistati vorrebbero che il proprio medico seguisse un approccio olistico alla salute e propendesse verso cure complementari. In Germania il 64% del campione ritiene importante o molto importante che il proprio medico sia in grado di consigliare l’omeopatia o le medicine naturali e il 66% vuole poter acquistare in farmacia sia la medicina naturale che l’omeopatia insieme ai medicinali convenzionali (Kantar TNS, 2018). In Francia, l’87% degli intervistati è favorevole alla medicina complementare e l’83% sostiene il diritto dei medici di prescrivere l’omeopatia insieme ai trattamenti convenzionali (Ipsos, 2018).
E in Italia? Il ruolo chiave delle farmacie
In Italia la diffusione della conoscenza e dell’uso dell’omeopatia tra i professionisti della salute è inferiore rispetto ai Paesi sopra citati; tuttavia, anche nel nostro Paese questi dati sono in crescita.
Il 44% dei medici e dei farmacisti italiani considera i medicinali omeopatici particolarmente utili e il restante 37% dichiara di non avere pregiudizi nei confronti dell’omeopatia; un quinto dei medici di famiglia li prescrive.
Tra i professionisti della salute, il farmacista è colui da cui si aspetta maggiore conoscenza dell’omeopatia e, dal canto loro, anche la stragrande maggioranza di farmacisti vorrebbe una maggiore formazione sull’omeopatia. Il farmacista riveste quindi un ruolo chiave in Italia per la conoscenza e la diffusione di questo tipo di cure, se si pensa anche che il 72% degli intervistati considera la farmacia il luogo più adatto per l’acquisto di farmaci omeopatici.
Secondo una recente indagine condotta dall’Università di Pavia sull’andamento del comparto omeopatico pre, durante e post pandemia nelle farmacie italiane, è emerso che oltre il 90% dei farmacisti intende continuare a consigliare i medicinali omeopatici come o più di quanto già facesse prima della pandemia; i motivi principali sono la qualità e l’assenza di effetti collaterali (62%) e l’efficacia (21%) dei medicinali omeopatici, seguiti dal fatto che questi prodotti sono naturali (14,5%). Infine, 7 farmacisti su 10 dichiarano di voler ricevere maggiore formazione sulla dispensazione di questi medicinali.