Come ogni anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha promosso la settimana mondiale per la consapevolezza sulla resistenza antimicrobica, la cui edizione 2024 si è focalizzata sul tema “Educare. Sostenere. Agire ora”. Risale allo scorso anno la scelta di includere nel titolo della settimana il termine “resistenza”. In parallelo, il 18 novembre, si è tenuta la giornata europea della consapevolezza sugli antibiotici.
Queste iniziative mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uso responsabile degli antibiotici e a rafforzare le pratiche per contrastare l’antimicrobico resistenza, cercando di trasformare la consapevolezza in azioni concreti, coinvolgendo cittadini, operatori sanitari e istituzioni in uno sforzo collettivo.
Un impegno a livello globale che è stato percepito e istituzionalizzato da quasi dieci anni, dal 2015 quando l’OMS, in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e l’Organizzazione mondiale della sanità animale, ha proposto l’approccio integrato One Health per promuovere un modello di salute basato sulla consapevolezza che la salute umana, quella animale e quella ambientale sono strettamente interconnesse e non possono prescindere l’una dall’altra.
La resistenza antimicrobica è infatti una minaccia per la salute pubblica globale ribadita ormai da numerose Istituzioni in tutto il mondo; una minaccia che non conosce confini, come ricorda anche la rivista scientifica The Lancet, che ha recentemente pubblicato uno studio che sottolinea come ogni anno si registrino oltre 4,95 milioni di decessi associati a infezioni resistenti agli antibiotici e le proiezioni per il 2050 parlano di un potenziale incremento a 39 milioni di morti[1].
A incidere maggiormente sono l’uso inappropriato degli antibiotici e la loro somministrazione massiva, sia in ambito umano che veterinario. Per fronteggiare queste previsioni l’Europa e i singoli stati membri hanno adottato piani a contrasto dell’antibiotico resistenza, fissando obiettivi di riduzione da raggiungere entro il 2030: il 20% in meno per il consumo a uso umano e il 50% in meno delle vendite a uso animale in allevamento e acquacultura.
Secondo il rapporto nazionale AIFA, in Italia, il consumo di antibiotici rimane tra i più elevati in Europa. Nel 2022 si è registrato un incremento del 25% rispetto al 2021, per il quale oltre 3 italiani su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici. L’uso si intensifica in età pediatrica (tra i 2 e i 5 anni) senza un’effettiva necessità clinica e con l’avanzare dell’età (6 persone su 10 negli over 85.). Uno scenario che rende urgente l’adozione di nuove strategie per limitare l’abuso di antibiotici, tra cui un maggiore utilizzo di diagnostica rapida e il potenziamento dei programmi vaccinali.
Si sta già percorrendo la “strada” del modello sanitario One Health, riconosciuto ufficialmente dal Ministero della Salute in Italia e dalla Commissione Europea. Ed è stato proprio l’approccio One Health ad essere al centro dell’evento conclusivo del G7 Salute: “Strategie per l’antibiotico-resistenza. Partnership – Innovazione – One Health” in cui il Ministero della Salute ha sottolineato come il contrasto all’Antibiotico-Resistenza sia una delle sue priorità nell’agenda della Presidenza Italiana del G7. Se l’antibiotico resistenza resta una delle una delle sfide di salute più urgenti e complesse in Europa e in Italia, dalle parole del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, emerge anche la consapevolezza che l’Italia è prima in Europa per la tracciatura degli antibiotici nella filiera zootecnica. Questo ha portato a una riduzione del 46,7% dell’assunzione dell’antibiotici da parte degli animali d’allevamento, con un conseguente abbattimento di consumo anche nell’uomo.
In questo contesto così complesso, anche le medicine complementari possono giocare un ruolo significativo. Un contributo significativo sul ruolo dell’omeopatia nel ridurre l’uso di antibiotici lo si trova nello studio osservazionale EPI3 realizzato su un ampio campione di pazienti francesi in cura presso medici di medicina generale per infezioni del tratto respiratorio superiore URTI (oltre che per dolori muscolo-scheletrici, disturbi del sonno, ansia e depressione) in una terapia di medicina integrata.
Nello specifico, lo studio EPI3 ha mostrato che l’evoluzione clinica dei pazienti in cura presso medici esperti in omeopatia è generalmente uguale a quella degli altri pazienti, con un’assunzione ridotta di farmaci e di conseguenza con minore rischio d’incorrere in effetti collaterali.
Per quanto riguarda i pazienti affetti da infezioni del tratto respiratorio superiore, dallo studio emerge che i pazienti seguiti da medici che utilizzano farmaci omeopatici hanno registrato un consumo significativamente inferiore di antibiotici (-57%) rispetto a quelli trattati con la sola medicina convenzionale. Sono risultati che confermano come l’omeopatia possa rappresentare una valida opzione per gestire condizioni comuni senza ricorrere eccessivamente agli antibiotici, laddove opportuno.
[1] “Okeke IN, de Kraker MEA,Ván Boecke lTP, Kumar CK, Schmitt H., Gales AC, Bertagnálio S., Sharland M.,Laminaray’an R. The scope of the antimicrobial resistance challenge. Lancet. 2024 Jun 1; 403(10442):2426-2438. Erratum in: Lancet. 2024 Sep 14;404(10457):1018.